Alla prova dell’autonomia

La difficile trattativa tra Corsica e Parigi.

La Corsica si ritrova ancora una volta a cercare di riannodare le fila del discorso con Parigi. Dopo le due tornate elettorali, quella presidenziale di aprile e quella legislativa di giugno, i movimenti indipendentisti sono pronti all’inizio della discussione con lo Stato centrale. Una trattativa che ha al suo centro l’autonomia e che si preannuncia lunga e complessa. Perché l’interlocutore con cui si deve interfacciare la variegata galassia nazionalista corsa è un cliente scomodissimo. Parigi non ha alcuna tradizione federalista ed accettare il particolarismo corso sarebbe uno sforzo titanico per Macron e per l’intera classe dirigente transalpina, opposizione compresa. Questo impegno, politico e culturale, è preteso da coloro che oggi governano la Corsica. Ma sullo sfondo si staglia l’ombra minacciosa del ritorno alla lotta armata, un’eventualità non improbabile in una terra tradizionalmente incline alla guerriglia, e della mafia corsa che vuole proteggere i suoi interessi. A tale questione si somma la morte di Yvan Colonna, un fatto su cui tutto l’arco politico corso vuole fare chiarezza, scontrandosi anche contro le reticenze e le mezze verità dei massimi responsabili del sistema carcerario francese. Il quadro è magmatico, in evoluzione, difficile da risolvere. Il dialogo è la via che si vuole perseguire ma è una strada scoscesa, piena di insidie che è difficile anche solo scorgere. Non è detto che Parigi e la sua indomita isola riescano a raggiungere un compromesso ma è un dovere dello Stato centrale trovare una soluzione che sia il più possibile definitiva e che riconosca le specificità di una terra complessa.

LA QUESTIONE COLONNA

Circa un mese dopo le elezioni dell’Assemblea Nazionale, il 28 luglio, è stato presentato il rapporto dell’Ispettorato generale di giustizia sull’omicidio di Yvan Colonna. Il documento, inizialmente secretato ma poi reso pubblico su richiesta dell’intero mondo politico corso e degli avvocati della famiglia Colonna, è lungo sessantadue pagine. Al suo interno non ci sono le immagini dell’aggressione a Colonna, durata nove lunghissimi minuti e interamente filmata. L’Ispettorato generale di giustizia segnala scarsa vigilanza e mancato utilizzo della videosorveglianza. In conclusione, l’omicidio di Colonna ad opera del jihadista Franck Elong Abè si poteva evitare. Abè ha un curriculum criminale tale per cui era assurdo non tenerlo sotto stretta osservazione. Ciononostante, è stato libero di agire sostanzialmente indisturbato contro Colonna. L’atteggiamento della polizia penitenziaria di Arles, come affermato dal rapporto, è stato superficiale e poco attento. Per questo sono stati aperti provvedimenti disciplinari contro due agenti. Sempre a luglio, sei deputati dell’Assemblea Nazionale hanno chiesto la formazione di una Commissione d’inchiesta in quanto il rapporto dell’Ispettorato era ritenuto insufficiente. Un’insoddisfazione comune a quella espressa dal presidente del consiglio esecutivo corso Gilles Simeoni. Quest’ultimo ha attaccato direttamente il primo ministro Elisabeth Borne affermando che lo Stato francese è stato poco trasparente. Accuse che si sommano a quelle lanciate dagli avvocati della famiglia Colonna che hanno puntato il dito sulle responsabilità politiche di Parigi. A Colonna, infatti, è stato negato il trasferimento da Arles a Borgo, in Corsica, per più volte prima della morte violenta. Inoltre, è stata reputata inutile l’audizione di Franck Ridel, Corinne Puglierini e Marc Ollier, tre alti rappresentanti dell’amministrazione carceraria di Arles. Sull’omicidio di Colonna, quindi, aleggia ancora una coltre di fumo che, probabilmente, può essere diradata solo da una commissione parlamentare.

TURBOLENZE POLITICHE

In contemporanea con gli aggiornamenti sul caso Colonna, quindi attorno a metà luglio, il Fronte di Liberazione Nazionale Corso ha rivendicato sedici attentati dinamitardi contro seconde case, imprese edili, campeggi e mezzi della polizia. È una tipologia di lotta particolare che prende di mira una delle fonti economiche più importanti per l’isola della bellezza. Il FLNC, insieme all’Unione dei combattenti e al gruppo 22 ottobre, ha pubblicato un comunicato in cui si attaccava la Francia e il sistema economico mondiale, fonte di tutti i problemi della Corsica. Si chiedeva inoltre il riconoscimento del popolo corso e l’autonomia politica dell’isola. Non mancano gli attacchi a Simeoni e al partito Femu a Corsica, colpevoli di aver annacquato il nazionalismo corso ed essersi compromessi con la Francia. Infine, il FLNC ha chiesto verità sulla morte di Colonna anche se, è scritto nel comunicato, la speranza che ciò avvenga è considerata vana.

Luglio è stato un mese denso di avvenimenti visto che è sbarcato in Corsica il ministro dell’Interno Darmanin per dare avvio ad un ciclo di incontri con esponenti del mondo politico, economico e civile corso. Darmanin è tornato sull’isola mediterranea anche ad agosto per vedere in prima persona i danni del maltempo abbattutosi sulla Corsica. Gli indipendentisti corsi, sempre nel mese di luglio, sono andati a Parigi per continuare con le discussioni con lo Stato centrale. A settembre la tensione tra i partiti indipendentisti e Parigi stava già aumentando a causa di una riunione in cui i primi avevano attaccato lo Stato centrale per la insufficiente risposta contro il caro benzina sull’isola. Andando avanti con il tempo, i segnali sono diventati sempre più negativi. Darmanin ha annullato la visita sull’isola della bellezza programmata per il 6 e il 7 ottobre. Il ministro dell’Interno sarebbe dovuto essere accompagnato dal suo omologo della transizione ecologica Christophe Bechu. Il tema ambientale è particolarmente sentito in Corsica dal momento che l’isola è soggetta sempre più frequentemente ad eventi metereologici estremi dovuti al cambiamento climatico. Ma Bechu e Darmanin hanno annullato le loro visite a causa di un fatto politico. È stata infatti rifiutata la richiesta di Pierre Alessandri, anch’egli coinvolto con Colonna e Alain Ferrandi nell’omicidio Erignac, di rettificare la sentenza d’appello nell’ambito del processo nell’omicidio del prefetto. Questa decisione ha causato reazioni veementi. I due movimenti indipendentisti Core in Fronte e Corsica Libera hanno chiesto l’immediata sospensione delle trattative con Parigi. La tensione è aumentata ancora tra il 24 e il 27 ottobre. Il 24 centinaia di studenti e membri di associazioni per la difesa dei detenuti si sono presentati davanti al carcere di Borgo per manifestare sostegno ad Alessandri. Si chiedeva la liberazione di tutti i prigionieri politici. I toni di coloro che hanno parlato nella manifestazione erano poco concilianti anche nei confronti dei partiti nazionalisti corsi da cui si pretendevano più fatti e meno parole. Il 27 ottobre l’Assemblea di Corsica è stata invasa da manifestanti di varie sigle: Ghjuventù Indipendentista, Consulta di a Ghjuventù corsa, Ghjuventù Paolina, Ghjuventù in core, Ghjuventù libera, L’ora di u ritornu, Aiutu patroticu, Aiutu Paisanu, Associu Solidarità, Associo à Fianc’à noi e Mossa Paisana. La tensione era altissima e sono scoppiati anche alcuni scontri. Poi la portavoce di queste sigle, Camille Martelli, ha letto il suo messaggio in cui si chiedeva di dare ascolto ai manifestanti e aiutare più concretamente i prigionieri politici.

Vale la pena fare una digressione sul perché sia stato rifiutata la revisione del processo di Alessandri. Al suo file, e a quello di Ferrandi, è stata aggiunta una nota stilata dai servizi segreti del ministero dell’Interno. Era una sorta di memoriale sulla lotta di liberazione nazionale corsa in cui si sottolineava che la liberazione dei due uomini coinvolti nell’omicidio del prefetto Erignac sarebbe stata rischiosa per la sicurezza nazionale. La nota era intitolata “Il contenzioso corso. Stato aggiornato della minaccia” e si segnalava la rinascita del movimento nazionalista corso, un pericolo per Parigi. Essa ha avuto sicuramente un peso nella decisione del tribunale, sfavorevole ad Alessandri.

La confusione corsa e il rapporto conflittuale con Parigi sono aggravati dalla questione della riforma della polizia giudiziaria, fortemente voluta da Dermanin e prevista per il 2023. Il ministro dell’Interno ha previsto la creazione di un direttore dipartimentale della polizia nazionale, dipendente dal prefetto, e avente sotto di sé tutti i servizi di polizia del dipartimento. Secondo le associazioni e i partiti corsi la riforma di Darmanin favorirebbe la mafia perché danneggerebbe le indagini della polizia giudiziaria. Non è un caso che Jean-Felix Acquaviva, deputato della seconda circoscrizione dell’Alta Corsica, abbia proposto la creazione di una polizia territoriale corsa, sul modello dei Mossos d’Esquadra catalani o della polizia basca. È una novità nel panorama politico corso ed è una questione che gli indipendentisti corsi vorranno affrontare nel corso del dialogo con Parigi. La polizia territoriale della Corsica coadiuverebbe la Polizia Nazionale nella lotta ai crimini minori, lasciando la possibilità a quest’ultima di concentrarsi sulla lotta alla mafia. Parigi sicuramente non vede di buon occhio questa richiesta e così si apre l’ennesimo fronte di scontro.

CONCLUSIONE

L’attesissimo inizio del ciclo di discussione tra Stato centrale e Corsica non è mai avvenuto. Darmanin ha incontrato i rappresentanti indipendentisti ma le sue aperture sono state molto tiepide, quasi impercettibili. Ciò ha aggravato la situazione di nervosismo e messo in una posizione scomoda Simeoni, sempre più pressato da chi vorrebbe un dialogo più energico e meno incline al compromesso. Ma il punto più scottante è la questione dei prigionieri politici. Molti in Corsica credono che l’avvio del dialogo con Parigi passi obbligatoriamente attraverso la liberazione di coloro che sono ancora in carcere per aver cercato di rendere indipendente la Corsica. In questo senso, l’assassinio di Colonna, su cui ci sono responsabilità da parte dello Stato abbastanza chiare, è stato un formidabile acceleratore. La rabbia e la voglia di autonomia, che hanno sempre trovato spazio all’interno della società corsa, sono riemerse soprattutto nei giovani. Quando Parigi si accorgerà di ciò? Quando la Francia capirà che c’è una questione corsa da risolvere? Macron e Darmanin hanno un’occasione importante, non devono sprecarla perché i rischi che corrono non sono prevedibili.

Pubblicato da unaltropuntodivista

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