La posizione di Pechino

La reazione cinese alla guerra russo-ucraina.

L’invasione partita ieri notte da Mosca è testimonianza del dirompente ritorno della Storia nel mondo contemporaneo. Una sorta di brusco risveglio che ha fatto capire come gli eventi storici siano in pieno moto. Tra le reazioni più importanti, oltre a quelle di Washington e Londra, c’è quella di Pechino. La Cina può giocare un ruolo decisivo. Infatti Xi Jinping si trova nella posizione di poter rimanere equidistante e a debita distanza. A questo vantaggio si somma il fatto che l’invasione della Russia, come segnalato da molti analisti, alleggerisce la posizione della Cina. Pechino infatti stava affrontando una crescente pressione da parte di Washington. Tuttavia le azioni di Putin costringono l’amministrazione Biden a rivalutare la propria posizione in politica estera e a rimodulare le proprie priorità. Con la sconfitta di Trump e la salita al potere dei democratici, c’era sostanziale conformità nell’affermare che la nuova amministrazione avrebbe messo nel proprio mirino ancora la Russia. Essendo i dem americani russofobi, secondo i dettami del leader coperto Obama, era logico pensare che Mosca sarebbe ritornata ad essere il nemico numero uno. E così è stato. La guerra arriva dopo un periodo di tensione che ha toccato vette altissime, come ad aprile 2021, proprio in concomitanza del ritorno di un esponente del partito dell’asinello alla Casa Bianca. La guerra potrebbe giovare alla Cina per una ragione soprattutto: Mosca, isolata totalmente dagli Occidentali e tagliata fuori dai circuiti commerciali, dovrebbe approdare nell’unico porto sicuro che gli rimane cioè Pechino. Legami più stretti potrebbero infine crearsi tra Russia, Cina e paesi asiatici come Pakistan o Iran. Significativo che il primo ministro pakistano Imran Khan sia arrivato a Mosca proprio nel giorno in cui “l’operazione militare speciale” in Ucraina è iniziata. Ma tornando alla Cina, la sua posizione è necessariamente più sfaccettata di quanto si pensi perché gli interessi economici in ballo sono frastagliati.

I rapporti tra Cina e Ucraina

I legami tra Pechino e Kiev sono meno sponsorizzati di quanto lo siano, ad esempio, quelli tra Ucraina e Turchia ma hanno delle radici profonde. La data in cui nasce questo rapporto è il 2013 e l’evento è il viaggio dell’allora presidente Yanukovich in Cina. Egli verrà poi defenestrato dalla rivoluzione colorata di Euromaidan ma l’Ucraina proseguirà la sua relazione strategica con la Cina. Pechino infatti è diventato infatti il primo partner singolo per l’Ucraina nel 2019 grazie a un interscambio totale di 18 miliardi di dollari, un aumento dell’80% rispetto al 2013. Gli ucraini esportano in Cina grano, il 30% di quello cinese arriva da Kiev, e ferro per un totale di 8 miliardi e importano macchinari e merci varie per poco meno di 11 miliardi di dollari. L’Ucraina inoltre è una destinazione di vari fondi della Road and Belt Initiative oltre che uno snodo fondamentale del China-Europe Railway Express Service, decisivo mezzo di collegamento per le merci che si spostano in Eurasia. Kiev è entrata nel progetto della nuova via della seta nel 2017. Il trattato è stato rafforzato nel 2020 con l’obiettivo di aumentare la cooperazione in area finanziaria e infrastrutturale. Sono molteplici le aziende del Celeste Impero, soprattutto statali, che hanno grandi interessi in Ucraina. Tra di esse le più importanti sono la COFCO Corp. che agisce in ambito alimentare, la China Pacific Construction Group and China Harbor Engineering Co (CHEC) e Huawei. Le ultime due specializzate rispettivamente in costruzioni e telefonia. Gli investimenti di Pechino in Italia hanno raggiunto i 150 milioni di dollari nel 2019. I progetti sono i più disparati: magazzini di grano, sistemi di drenaggio nel porto di Chornomorsk, linee metro a Kiev e pale eoliche. Nel 2020 il commercio con la Cina valeva il 15.4% di tutti gli scambi con l’estero, vent’anni fa valeva il 2.3%. Sempre vent’anni fa il valore degli scambi con la Cina valeva l’1.9% del PIL, oggi la cifra è salita al 10.9%. Tuttavia non sempre i rapporti economici sono stati facili. Nel 2021 si è conclusa la questione del Motor Silk, un’azienda ucraina specializzata in costruzione di aerei. La Motor Silk era finita nell’orbita della Skyrizon, un’industria statale cinese, ma le pressioni statunitensi hanno spinto Kiev a nazionalizzarla. Rimane il fatto che l’Ucraina sia una fonte privilegiata per l’acquisto di armi da parte dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese. L’export porta 80/90 milioni di dollari nelle casse di Kiev tant’è che l’Ukrspetsexport Vadim Nozdria, un’importante azienda statale ucraina, ritiene Pechino uno dei partner più importanti.

I rapporti tra Russia e Cina

L’alleanza russo-cinese non è ancora stata ufficializzata ma il 4 febbraio c’è stato un incontro storico. Putin e Xi Jinping hanno così sancito il punto più alto delle relazioni tra Pechino e Mosca. Un legame non sempre semplice come dimostrano i pesantissimi scontri ideologici e materiali a fine anni sessanta. Nel 2001 Russia e Cina avevano stabilito che l’unico modo per portare avanti una partnership era accordarsi su tre punti: nessuna alleanza, nessuna guerra e nessuna ambizione su Nazioni del terzo mondo. Nel 2017 alcuni ambienti accademici del Celeste Impero avevano cominciato ad abbozzare un’alleanza con Mosca. Argomento completamente sdoganato nell’ultimo periodo. I legami economici tra i due giganti sono sempre più stretti tant’è che la Cina è in cima alla lista dei Paesi con cui Mosca scambia di più. La cooperazione si sta approfondendo anche dal punto di vista dei dossier di politica estera anche grazie alla collaborazione in organizzazioni internazionali come l’Asian Infrastructure Investment Bank, la Shangai Cooperation Organisation e i BRICS. La sensazione è che il potenziale del legame tra Cina e Russia sia ampiamente inesplorato e ancora tutto da costruire.

La reazione cinese all’invasione

Pechino ha accolto l’inizio della guerra russo-ucraina con attenta calma. Wang Yi, ministro degli Esteri della Repubblica Popolare ha chiamato Lavrov affermando che: “la Cina ha sempre rispettato l’integrità territoriale di tutti i Paesi, ma comprendiamo la complessità storica e le legittime preoccupazioni di sicurezza della Russia”. L’atteggiamento è quindi pragmatico: nessun schieramento preciso ma tiepida vicinanza a quello che potrebbe essere un alleato cruciale. Hua Chunying, portavoce del ministro degli Affari esteri cinese, ha invece fatto affermazioni più incisive condannando l’uso strumentale che gli Stati Uniti farebbero della parola “invasione”. Inoltre Chunying ha aggiunto: “Crediamo che la sicurezza debba essere cooperativa e sostenibile. Le preoccupazioni di sicurezza legittima di tutte le parti vanno rispettate e affrontate. Ci auguriamo che tutte le parti coinvolte non chiudano la porta alla pace, rimangano impegnate nel dialogo, nella consultazione e i negoziati, si sforzino per allentare la situazione il prima possibile e per evitare un’ulteriore escalation della situazione”. Le parole d’ordine sono quindi cooperazione, pace e dialogo,

Un bilancio

La Cina sta agendo in maniera duplice: da una parte non vuole scaricare il partner ucraino mentre dall’altra mostra comprensione per quella Nazione che può diventare un alleato decisivo nella lotta per l’egemonia mondiale. Tuttavia l’Ucraina, dopo la rivoluzione colorata del 2014, ha cominciato a considerare la Cina come un alleato esclusivamente economico, senza implicazioni politiche. Ciò perché la direzione verso cui sta andando Kiev è, o era, l’euro-atlantismo. L’invasione, paradossalmente, apre nuove opportunità per Pechino. Se infatti la Cina riuscirà a gestire la situazione con maestria, può ambire al ruolo di mediatore. E può fare ciò appellandosi all’ONU così da dimostrarsi ben inserita nel villaggio globale e rispettosa della legge internazionale. Nel caso in cui la Russia venga messa seriamente in difficoltà dalle sanzioni occidentali, sarà la Cina a tendere la mano e aiutare il colosso euroasiatico. C’è però la questione di Taiwan. Infatti ciò che temono molti è che Pechino prenda ispirazione da Mosca e attacchi l’isola dove si rifugiarono i nazionalisti cinesi. Ciò è impossibile perché la Cina ritiene da sempre che Taiwan sia una parte del proprio territorio da sempre. La tensione attorno all’ex Formosa stava montando ma l’invasione di Kiev ha spostato la pressione di Washington su Putin. La Cina può sfruttare questo momento di inaspettata libertà di manovra per rafforzare i legami con la Russia da un lato e dall’altro ergersi a Nazione che tutela la pace e la tranquillità mondiale.

Pubblicato da unaltropuntodivista

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