Labirinto corso

Parigi può risolvere l’enigma della Corsica?

“Terra, Lingua, Populu, Nazione” è uno dei motti che si possono trovare più frequentemente sui muri della Corsica. Da Bastia ad Ajaccio passando per Porto Vecchio e Calvi, quelle quattro parole sono scritte ovunque. Ma esse sono anche una sorta di compendio di tutto ciò che è l’indipendentismo corso. La “Terra” è ovviamente la Corsica, isola incastonata tra Francia e Italia. La lingua è il corso, stretto parente di toscano, dialetti meridionali del Belpaese e sardo, definito da Nicolò Tommaseo “Dialetto italiano più schietto e meno corrotto”. Il populu è composto dalle 340000 persone che abitano la Corsica. Ed infine “Nazione”, il termine più difficile da inquadrare. L’indipendentismo dei Corsi ha radici profonde e ben radicate, prima la lotta contro Genova e poi quella contro i Francesi invasori. L’obiettivo è sempre il medesimo: essere autonomi. È un fine molto mazziniano, da movimento ottocentesco in cui le istanze politiche sovrastano quelle sociali, seppur queste ultime siano presenti. Tale caratteristica è sia un elemento di forza, tutti gli strati della popolazione vengono coinvolti in egual modo, sia un elemento di debolezza, si riducono i problemi della Corsica a questioni meramente politiche. Simili peculiarità si riscontravano nei Paesi Baschi, dove le istanze autonomiste sono in ghiaccio, in Scozia e in Catalogna. Alcune delle zone che potrebbero incendiarsi sulla scia delle fiammate corse.

Ancora oggi, come è ben dimostrato dalle proteste delle settimane scorse, il nazionalismo corso è in grado di mobilitare le masse e soprattutto i giovani. L’ultimo particolare è estremamente importante. Il distacco delle giovani generazioni dai temi politici è una caratteristica comune a grande parte dell’Occidente liberale. L’unico tema che è riuscito a fare breccia in maniera massiccia nelle scuole e nelle università è stato quello ecologico, inteso in maniera un po’ universalistica e poco approfondita. Ma in Corsica il trend è completamente opposto. È proprio la gioventù a stare alla testa dei numerosi cortei che hanno messo in difficoltà le autorità francesi. Queste ultime devono essere particolarmente preoccupate per le implicazioni presenti e future di queste turbolenze. L’importanza capitale dell’apporto delle sigle indipendentiste giovanili è stata testimoniata dal comunicato del Fronte di Liberazione Naziunale Corsu, la più importante organizzazione nazionalista dell’isola mediterranea, inviato al giornale Corse-Matin. L’FLNC si è detto pronto a tornare alla clandestinità armata e ha espresso sostegno alla “ghjuvenù corsa”. A ciò si aggiunge la sfaccettata situazione economica e sociale che rende la Corsica un labirinto in cui Parigi fatica a districarsi.

Economia e società

Un’analisi dell’economia corsa è necessaria per inquadrare meglio i fenomeni che caratterizzano l’isola mediterranea. In linea generale, si può affermare che la Corsica è una delle regioni meno sviluppate della Francia. Pur avendo un tasso di disoccupazione lievemente sotto la media, 7.2% contro il 7.4% nazionale, la popolazione corsa ha un tenore di vita più basso rispetto a gran parte delle regioni d’Oltralpe. La Corsica produce un PIL che vale 9.4 miliardi, una cifra superiore solo a quella dei territori che rappresentano ciò che rimane dell’impero coloniale di Parigi: Guadalupe, Martinica, Guyana e Mayotte, zone notoriamente sottosviluppate. Lo stesso vale per il PIL pro capite che ammonta a 27780 euro, inferiore dell’8% rispetto alla media nazionale. Completa il poco idilliaco quadretto il dato sulla povertà che raggiunge il 18.5%. Le ragioni di queste statistiche così poco edificanti sono da ricercare nella struttura stessa dell’economia corsa. Un’economia che si basa su agricoltura, turismo e pesca. Queste ultime due attività sono fortemente influenzate da una marcata stagionalità che le indeboliscono. A ciò si è aggiunto il Covid 19. Soprattutto albergatori e ristoratori hanno risentito delle misure restrittive e del calo generale del turismo internazionale. Ma anche l’agricoltura sta passando un periodo complesso. Il costo delle materie prime ha avuto un’impennata e le proteste dei contadini stanno bloccando la Corsica, le sue autostrade e le sue pompe di benzina. Si è arrivati così al punto in cui il 24% dei bambini vive in una famiglia povera.

La situazione economica si riflette pesantemente su quella sociale. La Corsica ha una percentuale di laureati inferiore rispetto alla media francese e il 31% della popolazione non ha il diploma. Anche il tasso d’omicidi, che è il più alto tra le regioni francesi, è una spia che dovrebbe allarmare le autorità isolane e la stessa Parigi. L’elevato tasso di criminalità si può spiegare con la presenza della mafia corsa. Con questo nome, usato per semplificare un panorama estremamente sfaccettato, si delinea una serie di organizzazioni che fino al 2006 convivevano in una relativa e criminogena pace. Ma proprio in quell’anno, la morte di Jean-Jerome Colonna, detto Jean-Jè, ha cambiato radicalmente la situazione. Jean-Jè era il padrino della zona meridionale dell’isola e vero garante della pace armata. La sua improvvisa dipartita ha rotto i fragili equilibri che si erano costituiti tra famiglie e bande rivali. È scoppiata così una vera e propria guerra, intervallata solo da una breve tregua tra 2013 e 2016. Gli interessi della composita mafia corsa sono sia sull’isola sia sul continente. Particolarmente stretti sono i legami con la diaspora dei Corsi a Marsiglia. Ne è testimonianza il famoso caso della French Connection, nome con cui si individua la galassia di organizzazioni criminali corse-marsigliesi che raffinavano ed “esportavano” l’eroina in nord America. Fatto sta che la mafia corsa ha interessi ben radicati in attività come il riciclaggio di denaro, il racket e il controllo delle sale giochi oltre che nel traffico di droga e nelle estorsioni. Molteplici sono stati i casi di omicidi irrisolti nell’ambito del regolamento di conti tra bande. A tratteggiare le caratteristiche e la pericolosità della mafia corsa è stato il JIRS (Juridiction Interregionale Specialisee) di Marsiglia, composta da vari magistrati e investigatori che hanno giurisdizione multiregionale. Oltre ad approfondire la presenza di questa costellazione di organizzazioni criminose nei settori sopra citati, il JIRS ha anche delineato le peculiarità della mafia corsa: frammentata, fortemente improntata sulla famiglia e con un legame quasi simbiotico con il territorio. Non mancano inoltre i rapporti, più o meno conclamati, con i rappresentanti della classe politica locale. Quest’ultimo fattore è cruciale per comprendere meglio la Corsica e la direzione che sta prendendo.

Politica

A governare la Corsica c’è Gilles Simeoni, eletto nel 2021 con il 40% dei voti. Egli è l’elemento di punta del partito autonomista Fa’ populo Inseme. Quest’ultima è solo una delle molteplici organizzazioni politiche indipendentiste che popolano l’isola mediterranea. L’estrema frammentazione viene amplificata dalla presenza di sindacati, movimenti giovanili e attività culturali che si richiamano espressamente a una Corsica autonoma, indipendente o costituita in Nazione. I rapporti tra essi e i partiti politici sono molto stretti ed espressione di una vitalità degna di nota. Ma, grattando la superficie, emergono anche lati poco edificanti. È già stata delineata la discreta pervasività delle organizzazioni mafiose corse. Questa capacità di penetrare il tessuto economico e sociale della Corsica non lascia indenne, per forza di cose, nemmeno la politica. E così è fondamentale capire in che rapporti sono i molteplici consorzi criminali e alcuni settori dell’indipendentismo corso. Occorre però fare un passo indietro. Negli anni ’60, il primo boom turistico della Corsica portò una serie di occasioni nel campo dell’edilizia. Fu in quel momento che, forti dell’esperienza maturata a Marsiglia, i gruppi criminali corsi entrarono in gioco. Racket e riciclaggio interessarono alberghi, ristoranti e centri balneari. Tuttavia la crescita del nazionalismo corso degli anni ’70 danneggiò notevolmente gli affari della mafia corsa. L’isola divenne territorio di contesa tra chi la voleva renderla indipendente e chi invece sperava di lucrarci sopra. L’apice dello scontro tra criminali e nazionalisti si raggiunse con l’omicidio di Guy Orsoni ad opera di alcuni membri di una gang criminale. Orsoni era un militante dell’FLNC e la sua morte venne vendicata con l’uccisione in carcere dei suoi assassini. Tra fine anni ’80 e primi 2000 si assistette alla frammentazione del FLNC in FLNC- Canal Habitue e FLNC-Canal Historique. Anche il partito politico legato al FLNC si trasforma da Cuncolta Nazionalista a Cuncolta Indipendentista. I dissidi interni riguardavano soprattutto la cessazione della lotta armata e l’apertura di un dialogo con Parigi. Tuttavia, dividendosi, il campo nazionalista si indebolì e si rese vulnerabile alle influenze esterne e ai personalismi interni. Agli anni ’90 risalgono i primi presunti contatti tra la Brise de Mar, un’organizzazione criminale corsa, e Charles Pieri, esponente nazionalista. Ma ad emergere sopra tutti è la figura di Alain Orsoni, fratello del già citato Guy e anch’egli ex membro del FLNC. Orsoni fonda il Movimento per l’Autodeterminazione (MPA), in odor di mafia e molto presente ad Ajaccio, la cui Camera di Commercio venne monopolizzata dall’MPA stesso. L’MPA fu infatti sarcasticamente definito “Soldi per Alain” che dovette anche espatriare per aver usato fondi illeciti in campagna elettorale. Orsoni è inoltre sopravvissuto ad alcuni tentativi di omicidio, a differenza di molte persone che gli erano vicine, tra cui l’avvocato e stretto collaboratore Antoine Sollacaro. Agguati e uccisioni molto sospette. Lo stesso figlio di Alain, che si chiama Guy Orsoni in onore dello zio, è recentemente scampato a un tentativo di omicidio da parte della banda del Petit Bar, un’altra organizzazione mafiosa e ora si trova in carcere. La situazione è estremamente esplosiva come dimostrato dall’ondata di violenza che ha visto una serie di regolamenti di conti all’interno dell’ex MPA e dell’ormai dissolto FLNC. Al centro ci sono una serie di interessi economici fluttuanti in una zona grigia di politici, imprenditori, ex-nazionalisti e mafiosi.

Importanza strategica

La visita del ministro dell’interno Darmanin in Corsica si è conclusa da poco dopo un giro di incontri molto fitto. Politici, rappresentanti economici e attori sociali hanno potuto parlare con il ministro di Macron. Il segnale è chiaro: la Corsica deve rimanere saldamente in mano francese. L’isola mediterranea infatti è strategicamente cruciale per Parigi. Su di essa si trova la base aerea di Ventiseri-Solenzara, ritenuta di importanza capitale dall’esercito francese. Vicino ad essa, nelle bocche di Bonifacio, passano spesso i sommergibili a propulsione nucleare che battono il tricolore d’Oltralpe. A Capo Pertusato invece c’è un importante centro del controspionaggio francese. Sempre in Corsica si trova anche il secondo reggimento paracadutisti stranieri, una parte della celeberrima Legione Straniera. Ma oltre alle importantissime strutture militari presenti nell’isola della Bellezza, decisiva è anche la sua posizione geografica. La Corsica è una fondamentale base di partenza per gli aerei della NATO e per le missioni di sicurezza nel Mediterraneo, teatro semplicemente imprescindibile per la Francia.

Prospettive

Darmanin in Corsica è arrivato dopo settimane di pesanti scontri. Con sé il ministro dell’Interno ha portato la promessa di un’autonomia ma ha subito affermato che l’isola rimarrà francese. Già il fatto che un rappresentante di primissimo piano del governo dica una frase del genere è abbastanza preoccupante. Infatti non ce ne dovrebbe essere bisogno. Tuttavia la situazione è tanto complessa da aver costretto Darmanin a riaffermare qualcosa che dovrebbe essere conclamato: la sovranità francese sull’isola mediterranea. Ma il ministro di Macron ha parlato di autonomia. Cosa sia questa autonomia è impossibile da capire. E forse non lo sanno nemmeno a Parigi. Il potere regionale è estraneo alle logiche dello Stato francese, da sempre centralista e accentratore. Di conseguenza costruire l’autonomia per la Corsica è impresa complessa. Tuttavia è facilmente intuibile comprendere cosa Macron abbia chiesto alle autorità corse in cambio di più libertà: l’appoggio alle presidenziali. Ma questi accordi tra ceti dirigenti non tengono conto di due variabili. La prima è la componente armata del nazionalismo corso. Indicarne la consistenza è impossibile ma negli ultimi anni si sono ripetuti gli annunci ostili dell’FLNC, soprattutto della branca chiamata FLCN-5 Maghju. La minaccia è il ritorno alla lotta armata e alla clandestinità. Una suggestione perniciosa che potrebbe attirare numerosi giovani. Questi ultimi infatti sono stati la vera spina dorsale delle proteste di questo marzo che sono state una sorta di battesimo di fuoco. Un “salto di qualità” dalla guerriglia urbana con le molotov ai fucili sulle montagne brulle della Corsica è possibile? È una domanda che sicuramente si staranno facendo a Parigi. Anche perché la storia insegna che nei movimenti giovanili ci sono coloro che da incendiari diventano pompieri ma anche chi si radicalizza ancora di più. E la Corsica, isola con una lunga tradizione di lotta, è sicuramente un terreno fertile. La seconda variabile è la mafia corsa. Essa è in grado di influenzare la società, la politica e le attività economiche dell’isola. Le dimissioni forzate da pressioni mafiose di Jean André Miniconi dalla Camera di Commercio della Corsica del Sud sono solo un altro episodio che testimonia la pervasività del crimine organizzato corso. Insomma, è chiaro come la Corsica sia un vero e proprio labirinto. In questo labirinto però è molto complicato anche solo stendere un filo d’Arianna. Lo sa bene il governo francese. Parigi infatti ha almeno tre dossier scottanti che riguardano la Corsica: le organizzazioni criminali, il ritorno del nazionalismo e la gestione di una gioventù parecchio inquieta. La Francia e il nuovo, o il confermato, presidente saranno in grado di districarsi?

Pubblicato da unaltropuntodivista

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