Il Donbass in subbuglio

La tensione tra Ucraina e Russia nella regione contesa del Donbass sta crescendo in maniera esponenziale. Le accuse incrociate riguardo l’ammasso di truppe sui rispettivi confini, fatto che viola il cessate il fuoco raggiunto a fatica a Minsk, non fanno presagire nulla di buono. L’Ucraina da parte sua ha accusato più volte i secessionisti dell’est di non aver rispettato la tregua. Tuttavia la tempistica con cui Kiev ha ricominciato ad alzare la tensione è come minimo sospetta. L’abbiamo ripetuto spesse volte, con Biden/Harris la tensione con Mosca sarebbe cresciuta. E così sta accadendo. La zona più calda, su cui puntare per mettere pressione alla Russia, è proprio il Donbass. Prima l’amplificazione del caso Navalny poi le dichiarazioni contro Putin e infine questo inaspettato e rapido rinvigorimento di una guerra, perché di questo si tratta, che si sembrava raffreddata negli anni della presidenza Trump e che era totalmente sparita dal dibattito pubblico. Ciò che preoccupa sono le varie dichiarazioni su entrambi i fronti coinvolti.

Il capo di stato maggiore dell’esercito ucraino Ruslan Khomcak ha affermato che ci sono ventotto battaglioni russi ammassati sul confine russo-ucraino, pronti a intervenire in caso di conflitto. Ha poi aggiunto che ci sono duemila consiglieri e istruttori militari russi nel Donbass occupato. Khomcak, il 31 marzo, ha parlato con il generale statunitense Mark A. Milley. Quest’ultimo ha ribadito il ruolo centrale dell’Ucraina nella NATO e il ruolo fondamentale di Kiev nel mantenere la pace e la stabilità in Europa. I due, nella telefonata, hanno anche discusso dell’attuale situazione nell’Est del Vecchio Continente. Khomcak ha dichiarato che l’Ucraina userà tutti i mezzi necessari per difendersi e tiene pronti i riservisti.

Un asse sospettosamente caldo, in questi giorni di riacutizzarsi della crisi nel Donbass, è quello tra Kiev e Washington. Prima della già citata telefonata Milley-Khomcak c’è stata un’altra chiamata interessante. Cioè quella tra il segretario della difesa Lloyd Austin e il ministro della difesa ucraino Andrii Taran. Austin è stato molto chiaro nella sua presa di posizione. I due hanno ribadito la volontà di rafforzare “la partnership strategica tra Ucraina e USA”. Austin ha anche affermato che gli Stati Uniti vogliono aiutare le forza armate di Kiev a difendersi meglio dalle aggressioni russe. Un altro obiettivo di Washington è quello di modernizzare l’esercito ucraino. Taran dal canto suo ha dichiarato fedeltà alla NATO e ha promesso di modificare le forza armate ucraine seguendo i dettami dell’Alleanza Atlantica. I due si sono risentiti anche nella giornata di ieri. Austin ha promesso l’appoggio incondizionato degli Stati Uniti a Kiev. In un comunicato del ministero della difesa dell’Ucraina si legge ciò: “Lloyd Austin ha espresso preoccupazione per le recenti azioni della Federazione Russa e ha assicurato al ministro della Difesa ucraino la sua disponibilità a sostenere l’Ucraina nel contesto della continua aggressione russa nel Donbass e in Crimea. Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti ha sottolineato che in caso di escalation dell’aggressione russa, gli Stati Uniti non lasceranno sola l’Ucraina e non permetteranno la realizzazione delle aspirazioni aggressive della Federazione Russa nei confronti dell’Ucraina “.

Dalla parte russa sono pesanti le dichiarazioni di Lavrov, qua riportate https://tass.ru/politika/11050107/amp. L’esperto ministro degli Esteri della Federazione Russa ha affermato che un eventuale conflitto caldo nel Donbass porterebbe alla “distruzione dell’Ucraina”. Queste le sue parole: “Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha detto non molto tempo fa, ma questa dichiarazione è ancora rilevante oggi che coloro che cercheranno di scatenare una nuova guerra nel Donbass distruggeranno l’Ucraina”. Lavrov ha puntato il dito contro i politici ucraini che, aizzati da Washington, vorrebbero causare un conflitto che i militari riconoscono essere nocivo per tutti. Il riferimento, non molto velato, è al presidente ucraino Zelensky e al parlamento di Kiev, la Verkhovna Rada. Il primo accusa la Russia di voler intimidire la sua Nazione mentre il Parlamento ha approvato una dichiarazione di condanna nei confronti delle azioni della Russia, accusa il suo vicino di voler inasprire la situazione nel Donbass e si appella alle istituzioni internazionali.

La situazione non è per niente tranquillizzante. La speranza è che la tensione cali velocemente così come si è alzata. Fa impressione, perché lontanissimo dalla nostra realtà, l’avviso della Repubblica popolare di Donetsk che ha deciso di mobilitare i maschi adulti fino al 2003.

Pubblicato da unaltropuntodivista

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