L’enigma uiguro

Dati falsi e associazioni umanitarie poco trasparenti

Ciclicamente si ripresenta contro la Cina l’accusa di opprimere il popolo uiguro. Una minoranza etnica di religione musulmana presente nello Xinjiang.

Xinjiang - Wikipedia
L’enorme regione dello Xinjiang.

Alcuni arrivano a parlare di “olocausto”, affermando che il Celeste Impero chiude tale vessato gruppo etnico in veri e propri campi di concentramento, costretti a non professare la religione musulmana e a soffrire indicibili pene tra cui la sterilizzazione di massa. Insomma Pechino violerebbe i diritti umani di milioni di persone, il tutto ben documentato da coraggiosi dissidenti e tiktoker senza paura. Ma qual è la realtà?

Xinjiang e Tibet

Il paragone che risulta più corretto per far capire di cosa si sta parlando quando si tratta la questione dello Xinjiang è quello con il Tibet. Nell’immaginario popolare il Tibet è una regione idilliaca, abitata da pacifici monaci che sono stati indotti dal pugno di ferro cinese a darsi fuoco nelle piazze. Il lato nascosto riguarda gli enormi benefici che ha portato il Comitato Centrale in una regione che era, di fatto, una monarchia feudale. Nel 1951, un anno dopo la conquista cinese, il tasso di analfabetismo dei giovani adulti era del 95%, nel 2015 è crollato allo 0.52%. Dal 2011 al 2015 sono stati investiti più di 63 miliardi di yuan nell’istruzione tibetana equivalenti a quasi otto miliardi di euro. Ciò permette ai ragazzi tibetani di avere un ciclo di studio di quindici anni completamente gratuito. Niente soldi per la mensa, per i libri o per le attività extra curriculari. La cultura e la lingua tibetana sono inoltre ancora tutelate e insegnate. In Tibet nel 2017 c’erano 2200 scuole per 663mila studenti, nel 1951 c’era una scuola moderna. Per quanti impressionanti non sono questi i dati che più colpiscono. Il prodotto interno lordo pro capite del Tibet è passato, tenendo in considerazione solo il periodo che va dal 2008 al 2018, da 13588 renminbi a 48902. Per contestualizzare: nel 1959 era 142 renminbi, o yuan che dir si voglia, passati a 1021 nel 1989 e a 4180 renminbi nel 1999. Questo paragone per far capire che l’accusa della violazione dei diritti umani, spesso usata contro la Cina portando come prova i presunti soprusi in Tibet, è strumentale e oggetto di manovre propagandistiche di chi ha interessi nel mostrare la Cina come una Nazione tirannica.

Scuola e natalità

Entrando nello specifico dei dati che riguardano lo Xinjiang, balzano all’occhio giusto un paio di numeri. Anche in questo caso è testimone del buon lavoro svolto da Pechino nella regione il PIL che è passato da 544 miliardi di yuan nel 2010 ai 1220 miliardi del 2018 accompagnato da un notevole inurbamento che ha portato, per la prima volta nella storia della regione, ad avere più persone residenti nelle città rispetto a quelle che abitano le campagne. Notevoli anche i risultati in campo educativo dove la percentuale di universitari è passata dal 7% del 2010 al 10% del 2018, crescita che ha anche interessato gli studenti delle superiori. Inoltre interessante è il dato del tasso di natalità che, nel 2018, è stato del 10.69%, simile alla media nazionale. Il tasso di natalità degli uiguri è stato del 11.9%, più alto rispetto a quello dell’etnia Han che è l’etnia più diffusa in Cina. Nello specifico la popolazione uigura nella regione è aumentata del 25%, passando dai 10 milioni di persone del 2010 alle 12.7 del 2018. Se i progetti draconiani di sterilizzazione voluti da Xi fossero veri, come si spiega questa natalità alta?

Il Congresso Mondiale Uiguro

Ma chi perora la causa uigura nel mondo? Il principale centro di coagulo dei dissidenti uiguri è il World Uyghur Congress, un’associazione che collabora o racchiude sotto di sé svariate, quasi 33 tra cui la famosa Radio Free Asia, altre organizzazioni con l’obiettivo di portare avanti la causa separatista degli uiguri nello Xinjiang che viene da loro chiamato Turkestan dell’est. Il tutto lautamente pagato da associazioni statunitensi come la National Endowment for Democracy. La NED, fondata come no-profit sotto la presidenza Reagan, è stata usata per il riciclaggio di denaro sporco dalla CIA e dalla stessa agenzia è stata utilizzata come cavallo di Troia per invischiarsi, e decidere, gli affari interni di innumerevoli Nazioni, sempre a favore di gruppi di destra o, nelle migliori occasioni, di centro. Tornando ai coraggiosi uiguri del WUC, loro negli anni hanno coltivato ottimi legami con i Lupi Grigi, il gruppo paramilitare turco di estrema destra, con l’obiettivo dichiarato di creare una nazione pan-turca dal Bosforo allo Xinjiang. Insomma, tale Congresso è sicuramente al servizio di Ankara e Washington. Un po’ più dubbia la sua influenza sulla popolazione uigura. Quasi sempre, a essere citati nei terribili racconti dall’oppresso Xinjiang, sono gli affiliati del WUC o il WUC stesso. I vertici del WUC, inoltre, sono cresciuti politicamente e ideologicamente nelle radio asiatiche create dagli Stati Uniti per portare la loro propaganda nei Paesi sovietici e anche nella stessa Cina. Il WUC è quindi favorevole a una linea dura contro Pechino e fa pressione affinché ciò accada. Senza dimenticare che i padri fondatori della “nobile” causa uigura furono membri del movimento nazionalista di Chang Kai-shek durante la guerra civile cinese, il tutto con il chiaro intento di formare uno Stato etnico-religioso separatista. I leader degli uiguri in quel frangente fu Isa Alpetkin, fondamentalista islamico, contrario alle unioni miste tra uiguri e han. Dopo la fine della guerra civile scappò in Turchia e divenne sostenitore di Nixon con cui ebbe rapporti proficui e duraturi. Suo figlio Erkin è stato il fondatore del Congresso Mondiale Uiguro. Insomma il WUC è un covo di nazionalisti pan-turchi, fondamentalisti islamici e veri e propri fascisti. Gode dell’appoggio di Erdogan, che dichiarò “martiri” i morti per l’indipendenza degli uiguri, di Trump, che ha tolto il movimento dell’indipedenza dell’Est Turkestan dalla lista delle sigle terroristiche e godrà infine anche dell’appoggio del duo Biden-Harris a cui farà comodo avere quest’arma contro la Cina.

In conclusione la Cina sta facendo nello Xinjiang quello che si dovrebbe fare da noi: mantenere la religione nella sfera personale. Se essa esce da tale ambito intaccando la libertà degli altri con attentati e terrore, com’è stato fatto dagli uiguri, allora lo Stato deve intervenire. Non si esclude che la Cina abbia usato metodi repressivi per sconfiggere le frange più estremiste del popolo uiguro ma riguardo ciò non abbiamo certezze. Ma sembra evidente che la strada che Pechino ha deciso di percorrere non sia quella dell’oppressione ma dell’educazione e della collaborazione con quelli imam, spesso formati in istituzioni statali, disposti a lasciare da parte le pretese fasciste e fondamentaliste di alcuni loro colleghi.

Pubblicato da unaltropuntodivista

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