Atene imperialista

Una storia antica molto contemporanea.

La storia dell’imperialismo ateniese è molto interessante per varie ragioni. Tra esse la modernità dell’epopea della città della civetta. Atene aveva fondato la sua potenza economica, culturale e militare sul dominio delle rotte commerciali marittime. Era quindi una potenza talassocratica come poi fu la Gran Bretagna del seicento e settecento e come sono oggigiorno gli Stati Uniti. Il dominio ateniese si originò con le guerre persiane, combattute da quasi tutte le popolazioni della penisola ellenica ma che videro il sacrificio soprattutto di ateniesi e spartani. Le guerre contro il “barbaro” orientale iniziarono con la rivolta ionica del 499 a.c e si protrassero fino al 479 a.c con le leggendarie battaglie di Maratona del 490 a.c, di Salamina del 480 a.c, di Platea e quella marittima di Capo Micale del 479 a.c. Con questa vittoria contro l’invasore Atene fece un salto di qualità politico, economico e militare. La capitale dell’Attica divenne la prima potenza greca nel secolo d’oro della Grecia. La potenza marittima di Atene era contrapposta alla grandezza militare ed egualitaria di Sparta e fondata sul controllo delle rotte commerciali e delle economie delle città a lei sottoposte. L’ascesa fu rapida e gloriosa ma fu seguita da una altrettanto rapida e rovinosa caduta. L’epopea della Atene imperialista anticipa l’importanza del controllo delle rotte commerciali marittime, base degli imperi talassocratici della modernità e della contemporaneità e fondamenta su cui si basò anche la superpotenza dell’Attica.

La Lega di Delo

La Lega di Delo, o lega delio-attica, fu fondata nel 478-477 a.c da Atene. Questa “alleanza”, come vedremo molto sbilanciata a favore della città della civetta, comprendeva tra le 150 e le 173 città. Queste città erano tenute a versare un tributo annuo, da tenere nell’isola di Delo, e a preparare navi e mezzi per la sicurezza dell’alleanza. In realtà Atene, dall’alto della sua posizione di prima potenza all’interno dell’alleanza, usava i mezzi economici e militari della Lega per foraggiare le sue mire espansionistiche. I congressi si tenevano nell’isola di Delo, isola sacra e dedicata al culto di Apollo. Il Dio che guida il carro del Sole aveva a Delo il suo santuario più importante. Finché la sede dell’alleanza rimase in quell’isola dell’Egeo c’era una sorta di parità tra le varie città e Atene tuttavia presto la situazione cambiò. Insieme alla potenza economica cresceva anche l’autoritarismo ateniese. Nel 454 a.c Pericle trasferì il tesoro della lega di Delo, custodito nell’omonima isola, nella sua città per pretestuosi pericoli di incursioni nemica. Il dominio di Atene, sempre più assoluto e anti-democratico, andò in crisi con la guerra del Peloponneso. L’alleanza, oramai divenuta un monopolio ateniese, si sciolse nel 404 a.c.

L’economia ateniese

Atene sfruttava il suo impero non ufficiale anche per far crescere i suoi flussi commerciali, basati soprattutto sullo scambio via mare. Il commercio non era statale. La città di Atene tassava solamente il carico delle navi che passavano nel porto del Pireo. L’unico commercio controllato dallo Stato era il grano. La Grecia in generale, e Atene soprattutto, aveva legami economici con Sicilia, Egitto, Arabia, Regno del Bosforo e Cartagine. La città della civetta era l’assoluta regina delle rotte marittime, controllate grazie al prestigio politico guadagnato dopo le vittorie militari contro i persiani. Il commercio era favorito dalla classe politica ateniese che guadagnava dal dominio delle tratte marittime su tutti i fronti. Pericle fu colui che fece fruttare il prestigio scaturito dall’epocale conflitto contro i Persiani trasformando Atene nel centro economico e politico di un impero democratico. Il grande uomo politico apparteneva allo schieramento democratico e aveva come obiettivo la creazione di una serie di città sorelle con cui commerciare e accrescere così le ricchezze di Atene. La contrapposizione era tra democrazia commerciale e aristocrazia terriera. Quest’ultima era la vecchia classe politica dominante, basata sul possesso delle terre coltivabili in Attica. Aveva governato Atene tra l’ottavo e il sesto secolo avanti Cristo. Era un dominio fondato su terreni agrari e prestigio militare. Nel secolo d’oro della penisola ellenica però l’aristocrazia aveva progressivamente perso potere decisionale in favore di chi stava rendendo più ricca Atene. La democrazia ateniese e in primis Pericle erano quindi legati strettamente al commercio marittimo.

Le rotte commerciali di Atene.

L’autoritarismo ateniese

Atene cresceva di potenza e di autoritarismo man mano che si arricchiva. Gli esempi di questa tirannide mascherata da democrazia si sprecano. Dal trasferimento del tesoro di Delo dall’omonima isola ad Atene a una presa sempre più dittatoriale sull’alleanza delio-attica. Ma quattro sono i fatti più clamorosi di questa deriva dispotica. Il primo è il decreto di Megara, datato 432 a.c. Con questo provvedimento Atene decise delle sanzioni economiche nei confronti, appunto, di Megara, alleata di Sparta. L’obiettivo di Pericle, primo fautore di questo decreto, era quello di strangolare l’economia della città nemica a cui veniva impedito l’accesso ai porti e ai mercati dell’impero ateniese. Il secondo fatto, forse il più famoso, è la distruzione della città nell’isola di Milo. Essa avvenne durante la guerra del Peloponneso, nel 416 a.c. I Milesi commisero l’imperdonabile errore di uscire dalla lega delio-attica e avvicinarsi a Sparta. I soldati di Atene cinsero d’assedio Milo e fecero irruzione nella città grazie a un traditore. La vendetta della capitale dell’Attica fu senza pietà: i cittadini maschi adulti furono trucidati mentre donne e bambini ridotti in schiavitù. Il terzo caso, simile, fu quello che vide per protagonista l’isola di Samo nel 440/439 a.c. Anch’essa era desiderosa di costituirsi uno spazio indipendente all’interno della lega di Delo ma questo non era tollerabile. Anche in questo caso Atene scelse la tolleranza zero. Distruzione delle fortificazioni, flotta requisita e pagamento di un’indennità. Ultimo caso fu la rivolta di Mitilene del 428/427 a.c. Mitilene voleva emanciparsi da Atene e creare la propria zona d’influenza. La prima potenza della lega delio-attica fu perentoria e assediò la cittadina sull’isola di Lesbo che fu presa per fame. La vendetta ateniese si consumò con mille persone giustiziate.

Conclusione

La modernità dell’impero ateniese si trova in due fattori su tutti. Il primo è il fatto che Atene fondasse la sua egemonia sulle rotte commerciali che si irradiavano dal Pireo per tutto il Mediterraneo. La città della civetta era la prima potenza economica dell’Antica Grecia. Coloro che la governavano erano politici pronti a tutelare i propri interessi e quelli della propria città-stato, il più importante tra loro era senza dubbio Pericle. Chi si opponeva ad Atene non aveva scampo, l’obbedienza doveva essere assoluta come dimostrano i vari casi elencati precedentemente. Il secondo elemento di assoluta modernità stava nella creazione stessa della Lega delio-attica. Un’alleanza fintamente democratica ma perfettamente funzionale allo sviluppo in primis economico, ma anche politico e militare, di Atene. Una serie di città strettamente legate ad Atene in una dinamica di sudditanza delle prime verso la seconda ma che fornivano alla potenza egemone un enorme mercato in cui commerciare e un appoggio militare decisivo. L’impero finì quando Atene perse lo scontro militare contro la grande avversaria di sempre, Sparta, nella guerra del Peloponneso. Una guerra che doveva portare alla distruzione dell’ultimo ostacolo verso il dominio totale. Sparta basava la sua economia su un’agricoltura di sussistenza e sugli schiavi. Tuttavia il conflitto pose fine anche al secolo d’oro della Grecia, quel quinto secolo che aveva visto le città-stato greche dominare il mondo sotto tutti i punti di vista: economia, guerra e cultura. 

Pubblicato da unaltropuntodivista

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