Il complesso militare-industriale statunitense

Nel famoso discorso di addio alla presidenza di Dwight Eisenhower del 17 gennaio 1961 si cita la pericolosità del complesso industriale-militare.

Questa la traduzione dello spezzone in video:

“Un elemento vitale per mantenere la pace è il nostro establishment militare. Il nostro esercito deve essere potente, pronto per un’azione istantanea, in modo che nessun potenziale aggressore possa essere tentata di rischiare la sua stessa distruzione.

L’associazione di un immenso establishment militare e di una grande industria delle armi è un fatto nuovo nella storia americana. L’influenza totale- economica, politica e anche spirituale- si sente in ogni città, in ogni palazzo di governo, in ogni ufficio del governo federale. Noi riconosciamo il bisogno imperativo di questo sviluppo. Tuttavia non dobbiamo fallire nel comprendere le gravi implicazioni di ciò. Il nostro duro lavoro, le nostre risorse, i nostri mezzi di sussistenza sono coinvolti; quindi lo è la stessa struttura della nostra società. Nei consigli di governo, dobbiamo essere in guardia contro l’acquisizione di influenza ingiustificata, cercata o meno, da parte del complesso militare-industriale. Il potenziale per una disastrosa ascesa di poteri fuori luogo esiste, ed esisterà.

Non possiamo permettere che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o il processo democratico. Non dobbiamo dare nulla per scontato. Solo una cittadinanza attenta e informata può obbligare al corretto collegamento dell’enorme macchina di difesa industriale e militare con i nostri metodi e obiettivi pacifici in modo che la sicurezza e la libertà possano prosperare insieme.”

Le cifre della spesa militare americana fanno paura. Nel 2021 il Dipartimento della Difesa ha calcolato di dover spendere 705 miliardi di dollari. A questi si aggiungono le spese per il dipartimento dei veterani, per il Dipartimento della Sicurezza Interna cioè la Homeland Security e per il Dipartimento di Stato che ammontano a 228 miliardi portando il totale della spesa per la sicurezza a 934 miliardi di dollari. Questa mostruosa cifra corrisponde al 3.4% del PIL ed è la seconda spesa maggiore dopo la previdenza sociale. D’altronde l’esercito americano deve mantenere due milioni e mezzo di uomini più una serie di mezzi aerei, navali e di terra infinita.

Il grafico mostra le spese militari in miliardi di dollari. Si può ben notare che dopo un periodo di breve flessione i costi abbiano ripreso a salire e ora si attestano su livelli quasi mai visti. Si spende di più oggi che nel periodo della guerra fredda ma le giustificazioni sono ancora meno rispetto a quel periodo di tensione continua.

Il primato degli USA è anche nell’esportazione delle armi, da cui ricavano miliardi di dollari. Al primo posto l’alleato di sempre: l’Arabia Saudita. L’insospettabile Australia si aggiudica questo insanguinato argento. L’isola oceanica è in realtà la prima e più fedele sottoposta degli USA.

La mappa mostra i vari dispiegamenti militari statunitensi nel mondo. Il costo di queste missioni fa lievitare il budget della difesa dal momento che il mantenimento dei soldati all’estero in così tante Nazioni è uno sforzo economico notevole.

Ecco i numeri dei soldati statunitensi dispiegati nel mondo. Sono ben cento i miliardi di dollari che servono per mantenere questi militari. Resta da capire il perché di questa massiccia presenza di soldati dal momento che molte zone dove sono presenti membri dell’esercito USA sono in pace da decenni e sicuramente lo sarebbero anche senza la oppressiva presenza di soldati a stelle e strisce.

Ed è questo il grafico più esplicativo. Dieci Nazioni al mondo sommate, tra cui la prima e la seconda potenza globale, spendono meno degli Stati Uniti per la propria difesa. Perché mantenere costi così alti e una presenza così asfissiante nel globo mentre una gran parte della popolazione vive in povertà? Tenendo conto che una parte ancora più ampia della popolazione statunitense è escluso dal progresso economico. Ad esempio nel 2018 27.5 milioni di statunitensi non avevano l’assicurazione sanitaria. Numero cresciuto a 31 milioni nel 2020. Ci sono poi 38 milioni di cittadini che non hanno un’adeguata copertura sanitaria. Questo mostra come le spese militari surclassino quelle per la salute nonostante quest’ultime siano molto più giustificate e molto più utili.

Numero di americani non assicurati tra il 2008 e il 2017.

Il paragone tra spese sanitarie e militari serve per inquadrare come il complesso militare-industriale da cui Eisenhower ci metteva in guardia ha prevalso. Ike, il soprannome del generale della Seconda Guerra mondiale datogli come abbreviazione del cognome, ha preconizzato un futuro in cui la spesa militare sarebbe stata preponderante. E così accade ai giorni nostri. L’apparato militare è gigantesco, dispiegato in ogni zona del globo. A ciò si aggiunge l’export delle armi, in cui gli USA sono primi in solitaria. In questo settore Washington ha aumentato le esportazioni del 37% negli ultimi cinque anni secondo un istituto di ricerca svedese, lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri). Il 47% delle armi affluisce nel Medio Oriente e in generale 96 Nazioni comprano dagli Stati Uniti. Il volume delle entrate economiche dovute alla vendita delle armi e l’enormità dell’apparato bellico fanno sì che il complesso militare-industriale sia decisivo nelle scelte politiche. Come dimostra la sostanziale continuità tra Trump e Biden/Harris in politica estera.

Pubblicato da unaltropuntodivista

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