Buon 25 Aprile!

Ci sono momenti storici in cui è vietato tentennare e l’azione diventa un dovere che non può essere ignorato pena l’annichilimento dell’anima come ci suggerisce Dante, il quale infatti mette gli ignavi all’inferno. Così quando il fascismo ha preso il potere molti italiani hanno espresso la loro contrarietà aspettando il momento giusto per la riscossa. Il momento si è materializzato dopo l’8 settembre 1943. Il vuoto lasciato dalla vigliacca ritirata del re e di Badoglio a Brindisi viene colmato dal coraggio di migliaia di uomini. Di molti non sappiamo nemmeno il nome ma preservarne la memoria è un compito che siamo chiamati a fare con dedizione e attenzione. La Resistenza non è un’esclusiva dei comunisti, seppur largamente predominanti. Soldati, carabinieri, cattolici, monarchici e liberali hanno dato il loro sostegno a una lotta impari. La sofferenza ha colpito duramente anche la nostra popolazione civile, i nostri nonni. La fosse Ardeatine e l’eccidio di Sant’Anna sono i due massacri più tristemente famosi ma la lista è terribilmente lunga. Quando si critica la Resistenza per ragioni futili di critica politica, sarebbe il caso di ricordare le vittime della crudeltà nazifascista, dai partigiani veri e propri ai bambini innocenti. Il loro ricordo dovrebbe far cambiare idea a chi mostra scetticismo nei riguardi della lotta partigiana.

La vecchia frase “Prima del 25 aprile erano tutti fascisti, dopo tutti partigiani” è semplicemente un falso storico. Si ignorano i numerosissimi esponenti politici mandati al confino, incarcerati o spediti in esilio prima della guerra. Si dimenticano le proporzioni importanti della Resistenza Italiana, inferiore solo a quella Jugoslava ma agente in una situazione forse più complicate. Ciò perché dovevano affrontare sia i repubblichini sia i nazisti in un territorio geograficamente piccolo, schiacciati tra le montagne e il nemico. Si scorda il proclama Alexander, in cui gli Alleati abbandonarono i partigiani a sé stessi, senza aiuti. Un fatto unico dato che la resistenza francese, ad esempio, venne sempre foraggiata. Si scordano le quattro giornate di Napoli quando la popolazione partenopea si liberò da sola, in una leggendaria collaborazione tra partigiani e soldati sbandati dell’esercito italiano. Si scordano i militari massacrati a Cefalonia dai tedeschi senza che Mussolini movesse un dito. Infine si scordano gli imponenti scioperi delle fabbriche del Nord nel 1943-1944. Quando si parla a sproposito della Resistenza, minimizzandola, sarebbe il caso di studiare la storia.

Ma il movimento della Resistenza fu anche l’occasione per lavare l’onta dei nostri crimini. Prima il gas in Etiopia e poi le infami leggi razziali, redatte per venire incontro alle imposizioni di un folle e succedute da aberranti rastrellamenti e deportazioni. Il popolo italiano è riuscito a riscattare il proprio onore attraverso un importante tributo sangue. Un onore riacquistato grazie a chi ha preso le armi ed è salito in montagna ma anche grazie a chi ha disobbedito ed è finito in un lager piuttosto che aiutare i repubblichini e i nazisti. Senza dimenticare le donne della Resistenza, spesso staffette preziose e altrettanto frequentemente combattenti valorose. Tutto ciò non può essere messo in discussione. Infatti, seppur macchiato da rare vicende poco chiare, il movimento della Resistenza deve essere visto come un momento di riscatto nazionale e un nuovo inizio per il nostro popolo.

In Italia siamo maestri nel denigrare le nostre epopee. Che sia il Risorgimento, la prima guerra mondiale o la Resistenza siamo sempre i primi ad auto criticarci in maniera spietata. Ma, soprattutto per la Resistenza, questo atteggiamento è sbagliato. Anche i partigiani commisero errori ma loro erano innegabilmente dalla parte giusta della Storia. Lottavano in maniera differente, con diversi fini e non avevano nemmeno la stessa ideologia. Ma, fianco a fianco, sacrificarono tutto, spesso anche la propria vita, per tutti noi.

 Noi italiani non abbiamo mai fatto realmente i conti con il fascismo, preferendo una pacificazione generale all’affrontare di petto i nostri lati oscuri. Questo sta minando la nostra memoria della Resistenza dal momento che coloro che l’hanno vissuto ci stanno pian piano lasciando. Allora il compito di portare avanti la memoria storica della resistenza spetta a noi. Senza cadere in isterismi, l’antifascismo deve essere ben presente nei cuori delle persone perbene. Lo dobbiamo a chi è morto per liberarci dalla tirannia.

Buon 25 Aprile!

Pubblicato da unaltropuntodivista

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