Caos guineano

Il piccolo Paese africano al centro dell’ennesimo colpo di Stato.

Il golpe del 5 settembre in Guinea non ha ancora dato conseguenze politiche tangibili tuttavia un’analisi è non solo possibile ma anche necessaria. Il colpo di Stato fa infatti sorgere domande e dubbi. In primis riguardanti i protagonisti di questo evento, due personalità che spiccano sopra le altre. Uno è Mamady Doumbouya e l’altro è Alpha Conde. Il primo è l’artefice del golpe, l’altro la vittima. Una sfida che è anche una riproposizione dell’eterno tema del tradimento perché fu proprio l’oramai ex presidente della Guinea a scegliere Doumbouya come capo di un’unità delle forze speciali. Queste ultime, comandate dal tenente colonnello, hanno fatto grande sfoggio dei propri mezzi pesanti a Conakry e numerosi sono stati gli spari che si sono sentiti nella capitale. Il risultato alla fine è stato l’arresto di Conde e l’ascesa di Doumbouya.

Chi è Alpha Conde?

Conde prigioniero.

La storia politica della Guinea è estremamente travagliata come quella della maggior parte degli Stati africani. Indipendente dal 1958, quindi due anni prima rispetto al cosiddetto “anno dell’Africa”, la Guinea ha conosciuto praticamente solo dittature. Inizialmente quella di Tourè, socialisteggiante e monopartitica, dal 1958 al 1984 poi quella militare di Contè che durò fino al 2008 e infine la presidenza di Dadis Camara, al potere dal 2008 al 2010. Fu proprio quello l’anno della svolta, solo apparente però. A Conakry infatti si insediò Alpha Conde, leader del Rassemblement du Peuple Guineen (RPG), fondato nel 1995. L’RPG è, o era, un partito di ispirazione socialdemocratica che fu protagonista, sotto la guida di Conde, delle lotte per la democrazia che insanguinarono il piccolo Paese africano a metà degli anni novanta. Definito il Mandela della Guinea, Conde fu condannato a morte sotto la dittatura di Tourè e dovette espatriare. Egli decise di andare in Francia dove divenne assistente di un professore dalla Sorbona.

Nel 2010 l’RPG vinse le elezioni, regolari e democratiche, e Conde divenne presidente. La Guinea sembrava così entrare in una nuova dimensione, più libera. Il supporto internazionale era chiaro tant’è che nel 2012 Hillary Clinton scriveva, in una mail diffusa da Wikileaks, che fosse doveroso l’appoggio di Soros per sostenere Conde. Tuttavia il primo leader democratico della piccola Nazione africana cadde presto in dinamiche di governo poco trasparenti. Nell’ottobre del 2020, dopo contestatissime elezioni con annessi sanguinosi scontri di piazza, Conde modificò la Costituzione togliendo il limite di due mandati per il presidente. A ciò si aggiungono le consuete accuse di corruzione e clientelarismo. Alioune Tine, ex direttore regionale di Amnesty International per l’Africa Centro-Occidentale, ha affermato alla Reuters che “Alpha Conde è uno dei politici che ha lavorato per 40 anni a favore della democrazia in Guinea. Una volta arrivato al potere, l’ha totalmente distrutta”.

Documento di Wikileaks in cui si testimonia il sostegno dell’internazionale liberale a Conde.

Chi è Mamady Doumbouya?

Colui che ha rovesciato il primo presidente democraticamente eletto della Guinea, imposto il coprifuoco, chiuso i confini del proprio Paese e sciolto il governo è un tenente colonnello a capo di un’unità delle forze speciali e il suo nome è Mamady Doumbouya. Di etnia Malinkè, come Conde, è originario della regione orientale di Kankan. Doumbouya è stato oggetto di sanzioni, insieme ad altri 24 militari guineani, per violazione dei diritti umani. Il suo curriculum è molto lungo e comprende missioni militari in Afghanistan, Costa d’Avorio, Gibuti, Repubblica Centrafricana, Israele, Cipro e Gran Bretagna. Doumbouya è stato addestrato in Burkina Faso dall’AFRICOM, il comando militare statunitense attivo in Africa, e dall’esercito francese. Nel territorio burkinabè avviene la preparazione di militari di vari stati africani ma tale missione viene ritenuta “opaca” dagli stessi diplomatici e militari coinvolti. Il tenente colonnello inoltre risulta “diplomato” con pieni voti all’International Security Academy in Israele, un’agenzia privata con propaggini in Bulgaria e Polonia. Diverse foto lo ritraggono davanti all’ambasciata USA ma questi ultimi hanno condannato il golpe. La posizione di Washington non è chiara. Alcuni video apparsi online mostrano quelli che sembrerebbero militari delle forze speciali americane in un camioncino dell’esercito guineano. Essi vengono celebrati da una folla che grida “Libertà! Libertà” (video visionabile sulla pagina Instagram Popular Front). Nel suo discorso dopo aver preso il potere ha affermato che non “Non affideremo più la politica a un solo uomo, la affideremo al popolo”. Egli ha anche citato Jerry Rawlings, presidente e militare ghanese che per ben due volte ha rovesciato il governo del suo Paese avviandolo poi verso il multipartitismo. Doumbouya aveva un rapporto non chiaro con il governo Conde. Da una parte, come già detto, fu proprio il presidente vittima del colpo di Stato a volerlo a capo di un’unità delle forze speciali. Dall’altra Doumbouya aveva pessimi rapporti con il ministro dell’Interno a causa di differenti vedute riguardanti i soldati sotto il comando del futuro golpista. Il tenente colonello voleva maggiore indipendenza.

Una foto di Doumbouya.
Manifesti pro-golpe sparsi per Conakry.

Una babele di interessi economici

La Guinea è un Paese ricco di materie prime, altra caratteristica comune con molti altri Stati africani. La piccola Nazione dell’Africa occidentale è il secondo produttore mondiale di bauxite, fondamentale per produrre alluminio. E qua entra in gioco la Cina. Il gigante asiatico è il primo produttore globale di questo metallo e dipende in maniera massiccia dalla bauxite di Conakry. La Cina acquista dalla Guinea più del doppio della bauxite che utilizza per produrre alluminio la cui produzione mondiale dipende dalla Guinea per un quinto. Di conseguenza l’aumento del costo dell’alluminio dopo il colpo di Stato non sorprende. Ciò nonostante Doumbouya abbia promesso continuità nell’estrazione e il rispetto degli accordi presi, soprattutto con Russia e Cina. Pechino inoltre ha interessi importanti nell’ambito della Road and Belt Initiative. In Guinea ha progettato infrastrutture dal valore di dieci miliardi di dollari e ha investimenti nelle miniere di ferro sulle montagne Simandou. Con il cambio di regime questa situazione potrebbe cambiare.  

Un colpo di Stato militare in un Paese africano non è una stranezza ma quello in Guinea ha alcune peculiarità e potrebbe segnare l’inizio di un nuovo periodo di instabilità per l’Africa. Il Continente Nero infatti è una polveriera esplosiva in cui si intersecano le mire di Cina, Russia, USA e Francia. Tutte con l’obiettivo di controllare quante più risorse possibili, tutte convinte che potrebbe essere alle porte una nuova guerra fredda. Il quadro si complica ancor di più se si nota la presenza di un gran numero di truppe straniere in varie zone dell’Africa: si passa dai militari statunitensi in Burkina Faso e Gibuti a quelli francesi nel Sahel, dai cinesi nel corno d’Africa ai mercenari russi sparsi un po’ dovunque. Senza dimenticare i conflitti che ancora adesso impoveriscono l’intero continente, in primis la lotta tra ribelli del Tigray e governo centrale etiope. In aggiunta a tutto ciò il colpo di Stato in Guinea e quello in Mali, con Dombouya che avrebbe avuto ripetuti contatti con il capo dei golpisti maliani Assimi Goita, rendono ancora più nebulosa la situazione. In conclusione, i punti di tensione sono molteplici e il putsch di Conakry potrebbe essere il preludio per un nuovo periodo di forte instabilità per tutta l’Africa. 

Pubblicato da unaltropuntodivista

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