Che futuro?

La pandemia e la conquista talebana dell’Afghanistan, con annesso triplo fallimento occidentale, sono stati veri e propri eventi storici. In quanti tali essi hanno delle conseguenze e da essi si potranno trarre insegnamenti. Ciò è valido soprattutto per l’Italia. Il Belpaese ha infatti accettato da almeno un ventennio la sua condizione post storica. Ma l’ha fatto unilateralmente. Solo l’Italia infatti sembra essere caduta nell’illusione fallace che la “storia sia finita”. Ciò è accaduto per svariate ragioni. Alcune sono proprie solo dell’Italia, ad esempio la deindustrializzazione sempre più marcata e una classe politica palesemente inadatta. Altre sono comuni a una parte del Vecchio Continente: un’età anagrafica sempre più alta e un generale senso di apatia nei cittadini. Ma il Covid e gli studenti coranici, oltre all’ascesa di potenze fino a qualche anno fa secondarie, hanno rimesso in moto la storia una volta per tutte.
L’Italia si è già lasciata scappare le opportunità che sono scaturite dalla tragedia del Covid. Non ci sono più accenni a un cambiamento radicale del sistema economico che invece erano presenti agli albori della pandemia e anche i riferimenti a una maggiore presenza dello Stato nell’economia sono diminuiti drasticamente. Mentre il fatto che i ricchi siano diventati ancora più facoltosi mentre milioni di italiani cadevano in povertà e centinaia di migliaia perdevano il lavoro non ha scosso più di tanto le coscienze italiche. Anche a livello sanitario non ci sono stati i rafforzamenti del SSN che invece erano necessari. La campagna vaccinale poteva essere un modo per rafforzare quella medicina sul territorio che è stata falcidiata da anni di tagli bipartisan. Non lo è stato.
La tragica presa di Kabul può invece dare lezioni per rivitalizzare una politica estera in stato comatoso. La ritirata degli USA e le parole di Biden, che ha di fatto ignorato gli alleati europei, sono un chiaro segnale del fatto che la leadership a stelle e strisce sia traballante. Anche se non si può ancora parlare di fine dell’impero americano. Draghi che chiede un G7 allargato dovrebbe far capire che gli orizzonti della NATO e dell’UE sono anacronistici nella loro ristrettezza. Infatti bisogna trovare un modo per aiutare il popolo afghano. Prima costretto ad accettare un governo corrotto guidato da pupazzi filo americani e poi sbigottito dall’avanzata dei soffocanti oppressori talebani. Ma tornando a ragionamenti più generali, la politica estera italiana dell’Italia tardo ottocentesca aveva il grande pregio di essere flessibile. Ora bisogna tornare a quella flessibilità. La globalizzazione, che al nostro Paese ha fatto enormi danni, ha anche aperto spazi e opportunità inimmaginabili che l’Italia non sfrutta perché imbrigliata in logiche e alleanza controproducenti. Liberarsi da queste limitazioni e abbracciare una politica estera umanitaria e attenta alle Nazioni che una volta appartenevano al Terzo Mondo deve essere un imperativo.

Pubblicato da unaltropuntodivista

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