Grande è la confusione sotto il cielo

Sono passati solo pochi giorni dalla commemorazione del venticinquesimo anniversario dell’assassinio del prefetto Erignac, avvenuto il 6 febbraio. Alla cerimonia era presente anche il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin. Sembrava l’occasione perfetta per riprendere il discorso tra Parigi e la sua indomita isola. La concessione della semi libertà a Pierre Alessandri aveva anche, parzialmente, zittito le voci di coloro che ritenevano l’accordo con lo Stato centrale impossibile da portare a termine. Segnali di apertura, insomma, che facevano ben sperare. Tuttavia, l’arresto di alcuni militanti nazionalisti per gli scontri dello scorso marzo ha squarciato il breve idillio. Lo Stato francese è davvero diviso tra chi non si arrende all’idea di una Corsica autonoma e chi, invece, ha compreso la necessità storica di riconoscere diritti a lungo negati.

Contraddizioni e nuove organizzazioni

Martedì 31 gennaio la Camera d’applicazione delle pene antiterrorismo della Corte d’Appello di Parigi ha accettato il progetto di semi libertà preparato per Pierre Alessandri. Quest’ultimo potrà uscire dal carcere di Borgo per andare a lavorare in un’azienda agricola a Ponte-Novu, rientrando in prigione la sera. Alessandri era stato condannato all’ergastolo per aver partecipato all’omicidio del prefetto Erignac. L’appartenenza al commando era sempre stata negata da Alessandri, così come da Colonna. I suoi avvocati hanno ringraziato la massiccia mobilitazione del popolo corso per il suo assistito. Tra meno di due settimane, il 23 febbraio, toccherà ad Alain Ferrandi, il terzo uomo dell’assassinio Erignac, sapere se la sua richiesta di libertà vigilata è stata accettata.

Darmani aveva annunciato il suo ritorno sull’isola dopo la decisione in favore di Alessandri e dopo un fitto lavorio da parte di Gregory Canal, suo uomo per gli affari corsi. Come rivelato dal giornale isolano Corse Matin, infatti, la visita di Darmanin era stata preceduta da una selva di telefonate e dall’incessante opera di raccordo da parte di Canal. Il discorso di Darmanin è stato tutto incentrato sulla ripresa del dialogo con l’isola nel nome della concordia. Sembrava un segnale netto di apertura, avvallato anche da Macron. Ma i falchi sono sempre dietro l’angolo.

Il 9 febbraio a Balagna sono stati arrestati alcuni giovani militanti nazionalisti appartenenti al Partitu di a Nazione Corsa. Il motivo risiede nei duri scontri dello scorso marzo. La reazione alla notizia degli arresti è stata dura. Femu a Corsica, il partito di governo, esprime vicinanza ed evidenzia il fatto che “la pace non può essere costruita in alcun caso” tramite repressione ed arresti. Soprattutto se il reato commesso da quei ragazzi imprigionati è la partecipazione a manifestazioni pienamente legittime. Il significato repressivo di questi arresti è stato amplificato dal fatto che Darmanin aveva visitato la Corsica solo qualche giorno prima. La repressione e gli arresti rallentano il processo di pace, su questo il panorama nazionalista è molto chiaro.

In una concatenazione di eventi che non può essere causale, il giorno dopo la visita di Darmanin è arrivato a Corse Matin un comunicato di tre pagine firmato “G.C.C”. Nel breve manifesto si rendeva nota la nascita della Ghjuventù Clandestina Corsa con l’obiettivo di diventare “il braccio armato di un movimento rivoluzionario”. Il modello è, ovviamente, il Fronte Nazionale di Liberazione Corso. Quest’ultimo, però, viene considerato oramai lontano dalla lotta e allora tocca a nuovi soggetti. La G.C.C chiede la riconciliazione dei prigionieri politici, l’autonomia per l’isola, la verità per l’omicidio di Colonna e la liberazione di Charles Pieri. Quest’ultimo è stato il leader di Corsica Libera ed era stato arrestato circa due mesi fa nell’ambito di un’inchiesta su un’associazione criminale terroristica. Pieri è stato sospettato di essere il capo del FNLC ma sulla questione non è mai stata fatta chiarezza. L’organizzazione, inoltre, ha rivendicato ben diciassette attentati, soprattutto contro seconde case e cantieri. È praticamente impossibile stabilire la consistenza della G.C.C ed è ancora più difficile immaginare i suoi progetti futuri. Rimane il dato di fatto della costituzione di un movimento clandestino. La Corsica rimane in ebollizione.

L’alternativa di sinistra

Tra le organizzazioni politiche nate nell’ultimo periodo sull’isola mediterranea, Ghjuventù di Manca sembra tra le più interessanti. Il nome significa “Gioventù di sinistra” e abbiamo avuto l’occasione di parlare con un militante, Lisandru Laban-Giuliani che ha risposto alle nostre domande con dovizia di particolari. Ecco, dunque, l’intera intervista.

Quando è nata Ghjoventù di Manca e quali sono le vostre principali attività?

Ghjuventù di manca (= gioventù di sinistra) è un collettivo nato il 26 giugno 2022. Riunisce un centinaio di giovani impegnati nella sinistra in Corsica, siano essi nazionalisti o meno. Il nostro obiettivo è vincere la battaglia culturale e coordinare le lotte. Per il momento le nostre attività principali sono state quelle di unirci alle lotte esistenti (ambientali, antimafia, sociali) e di combattere l’ascesa dell’estrema destra denunciando il razzismo. Stiamo producendo dei rapporti sulle prospettive della Corsica nell’ipotesi di una maggiore autonomia. Stiamo anche preparando una campagna sulle abitazioni degradate.

Quale pensate dovrà essere il futuro politico della Corsica? (Regione autonoma, indipendenza…)

Il futuro istituzionale della Corsica è l’autonomia.

Ma l’autonomia ha senso solo se le viene dato un reale contenuto giuridico e politico. Tuttavia, i nazionalisti che da decenni chiedono l’autonomia non si sono mai posti il problema del contenuto preciso di questa autonomia… Non sanno quali competenze vogliono, né gli obiettivi da perseguire, né la Corsica che vogliono. Tra i nazionalisti ci sono persone con visioni molto diverse, dalla sinistra all’estrema destra. Noi portiamo un chiarimento. Per noi, l’autonomia è un mezzo per progredire verso un reale progresso sociale ed ecologico. Poiché la Francia è stata governata per decenni da un’alternanza liberale di centro-sinistra e centro-destra incapace di affrontare l’emergenza sociale ed ecologica, scommettiamo che la Corsica autonoma sarà in grado di operare la necessaria biforcazione. Il nostro progetto è quello di fare della Corsica l’avanguardia democratica, ecologica e sociale d’Europa. Questo è il senso dei gruppi di lavoro che abbiamo istituito: specificare tecnicamente e politicamente quale autonomia vogliamo, con quali limiti e quali obiettivi.

Che cosa ne pensate del dialogo interrotto con Parigi?

Il dialogo con Parigi è un’opportunità per avviare una riforma che dia un senso alla democrazia locale e fornisca alla regione i mezzi per impegnarsi nel rinnovamento sociale ed ecologico di cui la Corsica ha tanto bisogno (la regione più povera della Francia, l’urbanizzazione massiccia, l’esposizione alle ondate di calore, ecc.)

Ma perché ciò avvenga, i rappresentanti eletti devono avere le idee chiare! E quasi tutti ammettono di non avere idea di ciò che vogliono in termini di sviluppi istituzionali. È tanto assurdo quanto angosciante.

Per quanto riguarda le cause dell’interruzione, sembra che ci sia cattiva volontà da entrambe le parti. Parigi ha una politica ambigua, sembra aprire le porte al dialogo ma allo stesso tempo reprime. E i rappresentanti eletti corsi si nascondono dietro questo processo per nascondere la loro lentezza (o i loro fallimenti) sulle altre questioni di cui sono competenti.

Che rapporti avete con i nazionalisti corsi? (Femu a Corsica, Corsica Libera ecc ecc)

Alcuni dei membri della Ghjuventù di Manca appartengono a questi partiti. Si può essere di sinistra e nazionalisti.

Siamo stati avvicinati da alcune di queste parti che probabilmente volevano provare a riprenderci. Sono attenti a ciò che facciamo, perché in Corsica ci sono poche associazioni giovanili con così tanti membri.

Sanno che abbiamo un grande potenziale.

Da parte nostra, chiediamo loro dei chiarimenti: che la smettano con i doppi discorsi e i vaghi orientamenti ideologici che assumono le loro politiche.

E poi, la loro storia secondo cui tutti i problemi della Corsica sono colpa dello Stato francese non è più credibile. È vero che ha una parte considerevole di responsabilità per il sottosviluppo della Corsica. Ma è evidente che la politica della Femu, al potere dal 2015 nella regione, del “laissez-faire, laissez-passer” è un acceleratore dei problemi dell’isola. I funzionari eletti non hanno fatto nulla per ridistribuire la ricchezza, per impedire l’accumulo di capitali e terreni, per sviluppare realmente l’interno dell’isola.

L’economia della Corsica è nelle mani di una piccola oligarchia di poche famiglie, vicine ai partiti nazionalisti. Queste poche famiglie non hanno interesse a vedere le cose cambiare; quindi, i partiti nazionalisti non fanno nulla. E danno la colpa allo Stato francese.

La gioventù corsa mi sembra molto politicizzata e molto attiva. È vero? Quale deve essere il ruolo della gioventù all’interno della politica corsa?

È vero che la gioventù corsa è molto politicizzata. C’è un’egemonia nazionalista tra i giovani. Le manifestazioni di marzo lo hanno dimostrato. Eravamo tutti in strada.

Ma occorre fare due osservazioni.

Da un lato, non dobbiamo credere che queste manifestazioni sono un impulso spontaneo proveniente dai giovani. Dietro di loro ci sono i partiti politici, in particolare Corsica Libera, che non ha digerito la sconfitta elettorale e cerca di riconquistare per strada il potere che ha perso alle urne. Lo abbiamo visto con i nostri occhi: personaggi politici o i loro scagnozzi armano i giovani, danno loro ordini, ecc.

D’altra parte, questa eccessiva politicizzazione è reale, ma non va di pari passo con una vera consapevolezza politica, ovvero una comprensione globale della società e della propria storia. Oggi tutti o quasi sono più o meno nazionalisti, nel senso che tutti sono più o meno d’accordo per una maggiore autonomia, per la conservazione della lingua corsa, contro la speculazione immobiliare… È una sorta di base comune di valori condivisi.

Ma questa base di valori non ci permette di comprendere le condizioni materiali di esistenza dei giovani e le loro difficoltà quotidiane nel trovare casa, cibo e lavoro. Questo è ben lontano dalla coscienza di classe!

Il ruolo dei giovani dovrebbe essere quello di costringere i responsabili delle decisioni a mantenere le promesse fatte. Come giovani, siamo consapevoli dell’urgenza della situazione, non ci facciamo ingannare: quando un politico non fa ciò che ha promesso, il nostro ruolo è quello di costringerlo a farlo.

Un’intervista piena di spunti significativi che apre diverse chiavi di lettura per la situazione corsa. Occorre anche qui utilizzare il rasoio di Occam e ragionare sul fatto che in Italia questa mobilitazione giovanile non esista. Solo ultimamente alcune tematiche sono riuscite a portare i giovani in piazza ma non nel numero e con la consapevolezza necessaria per cambiare realmente le cose. Ciò succede in Corsica dove l’avanguardia della lotta politica è composta dai giovani.

Pubblicato da unaltropuntodivista

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