LA ROTTURA PC-FGC E L’ENNESIMO FALLIMENTO DELL’ESTREMA SINISTRA ITALIANA

Viaggio a sinistra, parte 2

Trent’anni di errori hanno reso il comunismo italiano un paesaggio lunare.

L’ultimo scossone, in ordine temporale, all’interno del panorama marxista italiano è la rottura dell’alleanza tra il Partito Comunista, PC, e l’FGC, il Fronte della Gioventù Comunista. Una rottura parecchio dolorosa perché nel narcolettico ambiente della sinistra “dura e pura” questa alleanza era la debole scintilla da tenere accesa. Partendo dalla separazione tra il partito di Marco Rizzo e la sua ex formazione giovanile in ascesa cerchiamo di capire come sia stato possibile passare dal PCI di Berlinguer al molecolare panorama odierno. Perché anche se non si condividono le idee di questa area politica, e molti non le condividono, capire le ragioni di un crollo così verticale è un dovere. Iniziamo quindi dai due motivi principali dietro allo strappo PC-FGC, passiamo poi all’esposizione dei modestissimi risultati elettorali e alla descrizione dei partiti politici che si definiscono marxisti e finiamo con una “proposta modesta”. Buona lettura!

L’affaire Mustillo

Tutto comincia dopo le elezioni regionali in Umbria ad ottobre del 2019. La Lega vince in una regione storicamente di sinistra, Potere al Popolo prende lo 0.3% ma l’alleanza con il PCI lo porta a un roboante 0.87% mentre il PC ottiene l’1.01%. Chiedersi il perché le tre formazioni si siano presentate separate è un mistero ma non è questo il discorso. Mustillo, un membro dell’Ufficio Politico del PC, propone l’alleanza con PaP ma la sua iniziativa viene bocciata. Finite le elezioni esplode una polemica tant’è che Mustillo si dimette dalla sua carica. Nel messaggio pubblicato su Facebook dove spiega le ragioni della sua decisione, l’ex membro dell’Ufficio Politico afferma che alla base della sua scelta ci sono incomprensioni sulla linea politica da tenere. Quindi il giovane Mustillo preferisce non rinnovare la tradizione delle scissioni a sinistra e si fa da parte. Un gesto nobile ma non del tutto disinteressato come vedremo tra poco. Ciò che fa storcere il naso è che la polemica tra Mustillo, Yuri di Benedetto, il responsabile regionale dell’Umbria e Rossano Rubicondi, il candidato alle regionali sia avvenuto sostanzialmente sul social di Zuckenberg. Occorre però sottolineare che le ragioni dell’abbandono di Mustillo non risiedono solamente nelle regionali umbre ma hanno radici in malumori ben più profondi conosciuti solo dai diretti interessati.

Il commissariamento romano

La seconda e decisiva spallata al patto PC-FGC arriva da Roma. Il Comitato Centrale del PC commissaria la sua sezione di Roma, una delle più importanti. Alla base di questa azione c’è, ufficialmente, l’insufficiente appoggio alla candidatura del segretario del PC Rizzo per le elezioni suppletive del Senato avvenute il primo marzo del 2020. Rizzo è andato decisamente bene, guadagnando il 3% in un collegio tradizionalmente difficile com’è quello del centro storico di Roma. Sembra di trovarsi davanti a una serie di dispetti reciproci dovuti a dinamiche interne che, francamente, sembrano misteriose. Due elementi destano perplessità. Il primo riguarda la tempistica della scelta di Rizzo sul commissariamento: l’emergenza del Covid19 non permette una discussione faccia a faccia. Il secondo motivo di stupore riguarda invece la scelta della sezione di Roma di dare inizio alla discussione su Facebook, senza nemmeno cercare in ogni modo di instaurare un dialogo con il Comitato Centrale e il segretario Rizzo. Palese è il volere di darsi fastidio a vicenda.

La spaccatura PC-FGC

Così si consuma la tragicomica rottura tra il Partito e il Fronte. Se inizialmente le ragioni vengono individuate nei due motivi sopra citati piano piano emergono nuovi particolari. I ragazzi del Fronte accusano Rizzo di scarso dialogo riguardo la linea politica da adottare, personalismo ed elettoralismo oltre che una certa tendenza ad usare tattiche molto politiche per controllare il partito. Il segretario viene anche tacciato di uso salviniano dei social network e di posizioni troppo chiuse riguardo al movimento delle Sardine e a quello di Greta Thunberg. Accusa ribaltata dai militanti vicini a Rizzo che accusano i giovani di essersi avvicinati troppo ad ambienti della sinistra radical chic. Quindi ognuno per la sua strada. L’FGC e Mustillo decidono anche di aprire un loro sito d’informazione, “L’Ordine Nuovo” in contrapposizione a “La Riscossa” del PC. Due parole su Mustillo. Evidentemente non voleva creare una corrente o una scissione però sembra averlo fatto perché il Fronte l’ha effettivamente seguito fuori dall’alleanza con il PC. Il carattere controproducente di questa scelta è talmente evidente che è quasi inutile sottolinearlo. La simbiosi PC-FGC dava vantaggi ad entrambi. Se i primi potevano contare su una delle poche federazioni giovanili con numeri in crescita, i secondi erano avvantaggiati dalla visibilità di Rizzo e dalla sua capacità di presa su un elettorato non comunista. Era un binomio che sembrava funzionare e che dava una speranza ai pochi elettori marxisti rimasti. Ma anche questo promettente esperimento è stato travolto da una serie di dispetti reciproci e personalismi.

Confronto elettorale tra il vecchio PCI e gli odierni partiti marxisti

Per capire la pochezza del movimento comunista italiano odierno basta vedere i dati. Prendiamo i dati delle Europee del 1983 quando il PCI superò per la prima e unica volta nella sua storia la DC. Ciò fu favorito in parte dall’onda emotiva seguita alla morte di Berlinguer. Quest’ultimo aveva cambiato il partito, passando dalla dottrina rivoluzionaria a quella riformista dell’eurocomunismo ma non aveva mai rinnegato il marxismo. A testimonianza di ciò si legga l’articolo 5 del PCI che impone agli iscritti al partito lo studio della dottrina marxista-leninista. Ma torniamo ai dati. Alle europee del 1983 il PCI prese il 33.32% contro il 33.02% della DC, alle stesse elezioni del 2019 si è presentata una lista portando avanti gli ideali marxisti: il PC. Ha ottenuto lo 0.88%. Ma passiamo al confronto dei dati riguardanti le elezioni politiche. Per questioni di vicinanza con le Europee usate precedentemente come metro di paragone abbiamo preso in considerazione le politiche del 1983. Al Senato il PCI prese il 30.81%, il 29.89% alla Camera. Nelle politiche del 2018 si sono presentate due liste che portavano avanti il vessillo del marxismo: il PC e Per una sinistra rivoluzionaria. I primi non hanno raccolto le necessarie firme per potersi presentare al nord e hanno preso lo 0.33% alla Camera e lo 0.34% al Senato. Mentre Per una sinistra rivoluzionaria ha raccolto lo 0.09% alla Camera e lo 0.11% al Senato. Sono numeri che si commentano da soli e che francamente non giustificano una tale frammentazione.

Lista dei partiti comunisti in Italia

Per rendere più snella una lettura che altrimenti risulterebbe piuttosto ostica, facciamo un elenco di tutti i partiti comunisti che, in questo momento, sono attivi in Italia. Aggiungiamo una piccola descrizione per delineare meglio il quadro generale.

Partito della Rifondazione Comunista (PRC)= Segretario: Maurizio Acerbo. Partito erede di Democrazia Proletaria e del PCId’I, è il più presente sul territorio tra i partiti comunisti con sezioni sparse un po’ ovunque. Tuttavia è il principale propugnatore di tutti i vari “calderoni” elettorali che hanno caratterizzato e indebolito l’estrema sinistra italiana.

PCI= Segretario: Mauro Alboresi. Ex alleati di PaP. Recentemente formati e poco radicati sul territorio, difficile capirne l’utilità.

Partito comunista dei lavoratori (PCL)= Segretario: Marco Ferrando. Partito d’ispirazione trotskista, si sono presentati alle ultime politiche insieme a Sinistra Classe e Rivoluzione.

Sinistra Classe e Rivoluzione= Segretario: Claudio Bellotti. Anch’essi trotskisti, alleati del PCL.

Partito Marxista Leninista Italiano (PMLI)= Segretario: Giovanni Scuderi. Residuato del 1977. Predica l’astensionismo dalle elezioni “borghesi”. Pochi militanti. Ha destato scalpore un testo del PMLI in favore dell’Isis come utile elemento in anti-imperialista.

PCI-ML= Segretario: Gennaro Savio. Formazione attiva soprattutto a Ischia e nel napoletano. Presieduta per anni da Domenico Savio, grande attivista e ottimo compagno deceduto da poco.

PC= Segretario: Marco Rizzo. La formazione più in crescita dell’estrema sinistra italiana. Tacciata spesso di “stalinismo” e settarismo. La rottura con l’FGC ne metterà a prova la tenuta.

A tutti questi partiti aggiungiamo due movimenti giovanili: il già citato FGC e il Fronte dei Giovani Comunisti Italiani (FGCI).

Non abbiamo citato i numerosi movimenti non politici d stampo marxista tra cui il più famoso è Lotta Comunista.

A Modest Proposal

A differenza dello scritto di Swift qui citato, la nostra non è una proposta satirica. Bisogna unire il movimento comunista tenendo conto delle differenze. Unirsi nelle differenze, o meglio, unirsi nonostante le differenze. Le divisioni tra trotskisti e stalinisti che ancora adesso tengono banco sono residuati di un dibattito interessante ma fuori dal tempo. Tutti coloro che sono convinti dell’ideologia marxista devono sforzarsi di fare un passo indietro per permettere la creazione di una proposta seria che permetta di recuperare almeno una parte di tutte quelle persone che votavano PCI e ora sono disperse e smarrite tra un PD senza identità e un M5S in crollo verticale. Affinché la tanto agognata unità dei comunisti venga raggiunta è necessaria una collaborazione tra tutti quei segretari che abbiamo citato prima. Personalità differenti ma con diversi punti in comune. Tra di loro non c’è nessun futuro Berlinguer o Togliatti ma sono tutti bravi compagni che possono fare la loro parte. Quindi la nostra proposta è un partito unito negli intenti, con correnti magari diverse tra loro che però collaborano in maniera proficua. La vera sfida, oltre al recupero delle periferie prede della destra, sarà recuperare il voto della classe media che si sta proletarizzando. Una classe media che, in Italia, tradizionalmente strizza l’occhio alla destra e che ha sempre visto con sospetto, se non addirittura disprezzo o paura, il movimento marxista. Far capire a questa borghesia impoverita che il futuro più roseo per loro è in un paradigma economico diverso sarà un’ardua impresa che solo un partito comunista forte e unito potrà affrontare. In un mondo post Covid19 che dovrà affrontare una crisi economica dura diverrà palese la pochezza dei partiti liberisti e la loro assenza di valide risposte a un sistema che si rivela sempre più iniquo. Sarà l’occasione più unica che rara di mettere insieme le forze e presentare una valida alternativa. Ma la sensazione che anche stavolta tutto andrà male è fortissima.

Pubblicato da unaltropuntodivista

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