Vicolo cieco

Parigi reprime e la Corsica si accende.

Ritarda ancora l’attesissima visita del ministro dell’Interno macroniano Gerald Dermanin in Corsica. Quest’ultimo avrebbe dovuto visitare l’isola mediterranea agli inizi di novembre. Darmanin ha però annullato il viaggio un’altra volta. Secondo lui, infatti, il clima che si respira in Corsica è “poco favorevole” per il dialogo. Nell’isola della Bellezza, nel frattempo, il nervosismo sale. Soprattutto a causa del deludente ciclo di discussioni, interrottosi la scorsa estate, che non ha avuto conseguenze tangibili e favorevoli ai corsi. Le continue difficoltà, inoltre, hanno reso i partiti nazionalisti irrequieti. Una irrequietezza aumentata dall’ondata di repressione che ha travolto Corsica Libera. Sette membri del partito nazionalista, alleato della principale componente di governo “Femu a Corsica” fino al 2017, sono stati arrestati ai primi di dicembre e interrogati per ben 96 ore con l’accusa di associazione criminale terroristica. Tre di loro sono membri dell’esecutivo del partito e uno di loro, Charles Pieri, è uno dei decani di Corsica Libera. Un segnale inquietante per tutta la galassia indipendentista corsa, scossa da questa vera e propria intimidazione governativa. Per capire meglio la situazione, abbiamo intervistato Mathieu Pompa, membro del partito Femu a Corsica.

L’intervista a Mathieu Pompa

Il primo argomento affrontato riguarda proprio la mancata visita di Darmanin. Mathieu Pompa evidenzia chiaramente quale sia la conditio sine qua non per la ripresa del dialogo con Parigi. Il tema principale ruota attorno a due prigionieri politici coinvolti nell’uccisione del prefetto Erignac, Alain Ferrandi e Pierre Alessandri. Mathieu Pompa afferma: ‹‹Già due mesi fa Darmanin aveva annullato la sua visita. Per riprendere il dialogo ci aspettiamo un gesto forte da parte dello Stato. Il 15 dicembre (domani ndr) ci sarà la decisione sulla liberazione di Alessandri, se il responso sarà favorevole al prigioniero politico corso, allora ci potrà essere la ripresa del dialogo››. Darmanin era stato costretto ad ascoltare le richieste dei partiti nazionalisti corsi dopo le manifestazioni che succedettero all’uccisione di Yvan Colonna. Le turbolenze sull’isola avevano svegliato Parigi da un torpore durato anni. Il governo centrale si è reso conto che la questione corsa era tutt’altro che chiusa, bastava una scintilla per riaccenderla. Il discorso passa poi agli arresti contro Corsica Libera. Pompa, e di conseguenza Femu a Corsica, è molto preoccupato da questa decisione da parte di Parigi: ‹‹Totale vicinanza e comprensione a Corsica Libera. Gli arresti sono un problema grave perché elimina la possibilità di una soluzione politica che, invece, è la chiave per trovare un accordo soddisfacente con Parigi. L’incomprensione è totale, la discussione politica non può essere portata avanti attraverso gli arresti. Dopo decine di anni di conflitto, la soluzione può essere solo politico ma lo Stato francese ci sbatte le porte in faccia››. Un altro tema molto sentito riguarda la neonata commissione d’inchiesta parlamentare sulla morte di Yvan Colonna. Formata da 29 deputati di ogni partito, è presieduta da Jean-Felix Acquaviva, appartenente a Femu a Corsica. Pompa si dice molto soddisfatto della composizione della commissione parlamentare ma aggiunge: ‹‹Chiediamo verità e giustizia per Yvan e la commissione è un buon passo avanti. Chiediamo che vengano interrogati i responsabili del carcere di Arles. Perché Yvan era da solo? Come mai fu lasciato solo con il suo aggressore per così tanto tempo? La commissione è importante ma bisogna fare attenzione››. Pompa chiude ribadendo gli obiettivi degli indipendentisti corsi: ‹‹Vogliamo che vengano riconosciuti i nostri diritti e che la nostra particolarità, dovuto anche alla condizione insulare, sia ufficialmente accertata anche da Parigi››.

Quali sviluppi?

Ciò che Parigi non ha ancora colto è la complessità della situazione e il rischio che essa precipiti da un momento all’altro. Così come è ondivago l’atteggiamento di Darmanin, definibile miope e contraddittorio. Gli stessi arresti di questa settimana sono una vera e propria provocazione. Parigi crede di poter bilanciare bastone e carote alternando piccole concessioni, come la creazione della commissione d’inchiesta sull’omicidio di Yvan Colonna, a svolte repressive come gli arresti dei militanti di Corsica Libera. Questa ambiguità è facilmente spiegabile. Lo Stato centrale percepisce il pericolo di un ritorno alle manifestazioni violente e, probabilmente, teme anche la lotta armata. Per questo ritiene controproducente concedere troppo ma, dall’altra parte, Parigi e Macron sanno che non possono andare allo scontro frontale con un popolo fiero e ben conscio di ciò che vuole.

Conclusioni

Quella sorta di indecisionismo cronico da parte dello Stato centrale sta favorendo la politicizzazione della gioventù corsa e il ritorno di una sorta di dissenso violento e strisciante, visibile soprattutto negli incendi dolosi che si susseguono contro obiettivi sensibili da questa estate. L’arresto degli esponenti di primo piano di Corsica Libera allontana enormemente la prospettiva di una ripresa del dialogo. Il rischio che si arrivi al muro contro muro è molto alto. Tuttavia, l’abbiamo appurato dalle parole del militante di Femu a Corsica Mathieu Pompa, la galassia indipendentista ha le idee più chiare rispetto alla Francia. Loro sanno che vogliono un gesto forte dello Stato nei confronti di Alessandri e Ferrandi per far ripartire il dialogo. Parigi cosa vuole?

Pubblicato da unaltropuntodivista

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